martedì 29 aprile 2008

Una collezione da vedere a Vestignano

Non è ancora un vero e proprio museo con percorsi e aree tematiche, ma un’interessante collezione suscettibile di sviluppo. Con la scomparsa del padre Luigi Fagianella, la signora Aurora ha ereditato un vecchio fienile nella frazione Vestignano di Caldarola; lo stabile era stato restaurato a magazzino di prodotti agricoli nel 1981. La costruzione si sviluppa su due piani e si trova nella parte più alta del castello restaurato dai Da Varano nei secoli XIV – XVI. Da qui si può godere di un bel panorama che, nelle giornate limpide in direzione nord-est, spazia fino al monte Conero. Il marito Benedetto, quando da agente di commercio di mangimi visitava i rivenditori, gli allevatori e le aziende agricole nelle Marche, in Abruzzo e in Molise, aveva notato vecchi attrezzi e utensili agricoli in disuso messi da parte e mal conservati. Aveva acquistato qualche pezzo diventando un piccolo collezionista; con la disponibilità dello stabile pensò bene di usarlo come “Museo di arte povera contadina”. La neonata raccolta ha avuto il battesimo il 17 agosto 2007 in occasione delle feste triennali in onore della Madonna della Valle. I coniugi Aurora e Benedetto hanno esposto i colorati carri agricoli, attrezzi, utensili, casalinghi e oggetti vari d’altri tempi. Il borgo di Vestignano è sempre meta di turisti, ma nello scorso anno c’è stato un maggior afflusso dovuto alla mostra sui De Magistris. Così la piccola collezione privata è stata visitata da circa 2.000 persone, delle quali quasi 250 hanno firmato il libro degli ospiti. Tra gli oggetti più interessanti si possono ammirare: due vecchi carri agricoli per buoi splendidamente decorati, un telaio per tessere e delle bascule di legno dell’Ottocento. Poi, una cassapanca, due bauli di cui uno da viaggio, pentolame di rame, un girarrosto a carica, uno scola bicchieri, delle vecchie grattugie, brocche per l’acqua, setacci vari e molto altro. Interessantissima una macchina per pulire le leguminose da semente marca “Triumph” di fabbricazione tedesca forse su licenza britannica, stadère di tutti i tipi e una robusta carriola di legno. Molto ammirata una grossa bilancia per pesare i bachi da seta con lo stilo espresso in libbre (1 libbra = 454 gr), munita di cestello a rete. Non mancano oggetti riguardanti la vita quotidiana e dei bambini di una volta tra cui un singolare scalda panni a carbone. Tutti i più grandi musei di oggi, nati due secoli fa, si sono sviluppati dalle collezioni di persone che hanno dedicato la vita e cospicue fortune alla ricerca, acquisto, trasporto, catalogazione ed esposizione di oggetti, reperti e opere d’arte. Quei pazienti ricercatori dovettero superare ogni sorta di difficoltà e numerose peripezie per raccogliere ciò che ammiriamo estasiati oggi. L’area attigua allo stabile sarà dotata presto di alcuni muretti di contenimento e di un’idonea recinzione di legno. Benedetto Sclavi dispone anche di una minuscola mostra in via Roma 21 a Caldarola e deve restaurare un bel carro dedicato a Sant’Antonio e altri oggetti giacenti in magazzino che attendono di essere esposti. Tutta la collezione è in fase di organizzazione e razionalizzazione degli spazi e dovrà essere corredata di etichette informative. I coniugi Aurora e Benedetto accettano ben volentieri suggerimenti e consigli per una migliore esposizione. Nel periodo estivo questa raccolta è aperta gratuitamente al pubblico nei pomeriggi dei giorni prefestivi e festivi.

Eno Santecchia

by giovi

mercoledì 23 aprile 2008

A Caldarola. Buon compleanno Pinus Pinea!

....Ho visto passare attono a me diverse generazioni della famiglia Pallotta qui a Caldarola. Sono passati 410 anni da quel 20 aprile del 1598 quando papa Clemente VII arrivò al castello e si fermò in visita del Cardinale Evangelista Pallotta. Il Papa era accompagnato dal suo seguito e personale, fu un gran viavai.

Mi piantarono qui nel giardino del castello proprio per ricordare quel giorno. Nei pressi, passava il fossato del Castello che è stato poi colmato con sabbia e sabbione e così ho potuto affondare le mie radici con facilità. Per la mia posizione, proprio di fronte alle vecchie scuderie, ho assistito all'arrivo e alla partenza di molti personaggi. Ho visto passare cavalli e cavalieri, carrozze e portantine, tanti bambini giocare, nobili, matrimoni e banchetti, pittori e artisti. Anche quel famoso Simone De Magistris che ha lavorato qui al castello. Sotto la mia chioma è passata anche la Regina Cristina di Svezia all'inizio del XVII secolo.

Mi hanno anche ritratto, sono raffigurato in diversi dipinti come quello settecentesco della collegiata di San Martino. Mi hanno perfino fotografato, eccomi nella foto scattata nel 1882.

Certo la mia chioma ormai si è impoverita, ne ho passate di avversità ma sono un simbolo per Caldarola e una vera celebrità. Sono stato incluso infatti nella pubblicazione Alberi, custodi del tempo edito dalla provincia di Macerata e sono ovviamente presente nel nuovo libro Alberi Monumentali delle Marche di Valido Capodarca della casa editrice Roberto Scocco.

Se passate da Caldarola, venite a trovarmi.

by giovi

martedì 22 aprile 2008

Una Settimana Missionaria per un mondo migliore

Image

In una società sempre più individualista e materialista non può che far piacere vedere a Macerata diverse associazioni molto attive, anche sul fronte della solidarietà. Il Ser.Mi.G.O. (Servizio Missionario Giovanile Oratoriale) è una di queste. Un'associazione appena diventata maggiorenne, essendo nata nel 1990 nell'oratorio dei Salesiani e sempre distintasi sia dal punto di vista della sensibilizzazione sui temi legati all'Africa che sotto l'aspetto ancor più concreto dell'aiuto diretto rivolto ai bambini del terzo mondo. Nel corso di questi anni tanti giovani maceratesi hanno voluto partecipare alla missione salesiana a Makuyu, in Kenya. E da quest'anno il Ser.Mi.G.O ha raddoppiato le proprie energie sbarcando in Nigeria.

“Aiutare l'altro, anche se l'altro si trova lontano”. Ivan Del Gobbo Acciarretti e Alessandra Giustozzi, responsabili dell'Onlus, hanno sintetizzato con questa frase la missione. In questi giorni la città ha risposto presente alle iniziative organizzate dal Ser.Mi.G.O per la Settimana Missionaria: dalla mostra fotografica ai concerti multietnici in piazza Battisti di sabato sera, passando per l'evento clou di venerdì con la testimonianza di Niccolò Fabi attraverso il suo documentario “Live in Sudan”.

Image

Un filmato girato duranti i sei giorni di permanenza del cantante romano a Khartoum, dove a giugno dello scorso anno era stato invitato dall'ambasciatore italiano per tenere un concerto in occasione della Festa della Repubblica italiana. Un'occasione alla quale il cantautore ha voluto dare un taglio benefico decidendo di devolvere l'incasso del concerto alla Missione salesiana di El Obeid, un centro di accoglienza di profughi e orfani.
Al centro della serata l'Africa e la grande sensibilità verso i poveri, elementi che accomunano Niccolò Fabi e il Sermigo, impegnato da anni in attività di sostegno di progetti di sviluppo in Kenya, Sudan e Tanzania.
Venerdì il nuovo teatro Don Bosco ha fatto il pieno di spettatori e di calore. Niccolò Fabi si è tolto le vesti di cantante per raccontare la sua esperienza: "E' un mondo completamente diverso e una volta tornato a casa ti senti costretto a rimettere in discussione la tua vita, fatta di privilegi e comodità".

Al termine della serata il sindaco Giorgio Meschini intervenuto insieme al vice sindaco Lorenzo Marconi e all'assessore alla cultura Massimiliano Bianchini ha donato al cantautore la pubblicazione sul Teatro Lauro Rossi invitandolo a programmare un concerto a Macerata.

"Costruiamo un mondo migliore" è lo slogan del Ser.Mi.G.O, la cui attività inorgoglisce Macerata.

www.sermigo.org

by Matteo Zallocco

martedì 15 aprile 2008

Ciao Peppino!

Image
Peppino Di Bartolomeo se ne andato ieri, a 53 anni. Quest'ultimo periodo lo ha trascorso più serenamente e con la sua solita allegria, come mi ha detto oggi al telefono il fratello Sandro. Questo grazie alla solidarietà dei maceratesi e ai 21.000 euro che consentirono ai fratelli "Pe-Sa" di acquistare il pullmino giallo con cui hanno potuto uscire di nuovo dopo esser stati costretti a restare a casa per qualche anno. In quell'occasione anche la nostra comunità online, composta da tanti ragazzi, ha dimostrato grande solidarietà raccogliendo 675 euro. Oggi per me è stato bello rileggere questi due topic: AIUTIAMO PEPPINO E SANDRO DI BARTOLOMEO. Colletta per Pe Sa. Così come rivedere queste foto.


E' bello sapere che nel nostro piccolo abbiamo aiutato Peppino e Sandro a realizzare il loro sogno e a vivere meglio in quest'ultimi due anni e mezzo. Peppino si è spento a seguito di un indebolimento causato dalla sua malattia, la distrofia muscolare. I funerali si terranno domani mattina alle 10.30 al Sacro Cuore. Un anno e mezzo dopo ero tornato a trovarli, ecco cosa mi avevano raccontato. «Abbiamo visto cose che voi umani non potete neppure immaginare». Sandro, il maggiore dei due fratelli Di Bartolomeo, cita simpaticamente il film Blade Runner per raccontare la loro nuova vita, iniziata l’1 novembre dell’anno scorso, giorno della consegna del pullmino. Li abbiamo ritrovati lì, nella loro casa di via Pancalducci, davanti a internet e con la solita, contagiosa allegria. Ma in questi ultimi mesi Peppino (51 anni) e Sandro (59 anni) si sono mossi. Eccome. «In pratica grazie a questo pullmino abbiamo scoperto l’Italia - raccontano -. In passato non avevamo viaggiato quasi mai, salvo una gita a Parigi nel 1990». A novembre hanno subito inaugurato il pullmino, arrivato grazie ai 21.000 euro raccolti con l’aiuto dell’Unitalsi e del Carlino. «Siamo andati alla fiera Natalissimo a Ferrara, ma non c’era niente». A guidare il pullmino è quasi sempre un loro amico. «Fa il rivenditore nelle fiere di elettronica e ci ha portato a vederle a Forlì, Vicenza e Rimini. Per altri viaggi ha guidato anche un altro nostro amico camionista». Il viaggio più bello? «Quello di luglio a Venezia, anche se faceva un caldo bestiale. Siamo anche riusciti a salire sul battello. E’ stato fantastico». E poi? «Indimenticabile la gita di maggio a Firenze: a Fiesole abbiamo mangiato una fiorentina straordinaria. Siamo sempre partiti la mattina presto e tornati la sera tardi, ma ci siamo divertiti moltissimo». Un solo rammarico: «Peccato non aver avuto questo pullmino quando eravamo più giovani e non avevamo problemi di salute - osserva Peppino -. Avremmo potuto girare l’Europa». La settimana dopo Venezia sono stati in Svizzera. «A Lugano, ma è stata una delusione. Era domenica e abbiamo trovato tutto chiuso, compresi i bagni. Abbiamo visto una Svizzera sorprendentemente disorganizzata per i disabili e anche piuttosto sporca. Ad agosto poi siamo stati all’acquario di Genova e ci siamo fermati anche a Portofino. Prima di quest’anno non conoscevamo nessuna città italiana». E ora il contachilometri parla chiaro. «Da novembre il pullmino ha percorso 7.500 km. E’ eccezionale, si guida benissimo ed ha una stabilità incredibile». Sandro una volta a settimana è tornato a girare per le vie di Macerata, mentre Peppino si risparmia per qualche problemino di salute. «E’ stato bellissimo - dice Sandro - tornare a girare per San Giuliano dopo 5 anni. E poi ho incontrato tanti amici che non vedevo da tempo. Considerate che prima di novembre io e Peppino non uscivamo mai di casa, perché senza pullmino era un rischio troppo grande se, come è già successo, si fosse bloccata la carrozzina».

by Matteo Zallocco

venerdì 11 aprile 2008

Sicurezza nei cantieri, un problema culturale

Image

Incidenti e morti, una lunga scia che non si ferma. Gli infortuni sul lavoro, soprattutto nei cantieri, sono purtroppo una costante anche nella nostra provincia.
Ecco gli ultimi casi.

3 aprile 2008 - A Matelica, in una cappella in costruzione del cimitero comunale, un muratore di 30 anni è caduto da un'impalcatura da un'altezza di circa tre metri, battendo violentemente la testa ed è stato ricoverato in rianimazione a Torrette.
19 febbraio 2008 - A Treia un giovane maceratese è rimasto ferito mentre lavorava con il frullino, nel cantiere di un'impresa edile.
8 febbraio 2008 - A Santa Maria in Selva, mentre tagliava i rami di alcuni alberi, un operaio maceratese è rimasto folgorato toccando i cavi della corrente; è stato ricoverato in condizioni gravissime.
18 dicembre 2007 - A Corridonia, un operaio è precipitato dal tetto di un capannone: la corda che lo reggeva si è spezzata, e per le gravi lesioni il giovane è stato portato a Torrette.
1 ottobre 2007 - A Tolentino, un macedone, al lavoro su un'impalcatura è precipitato da circa 5 metri di altezza.
maggio 2007 - A Mogliano un operaio di 45 anni, originario di Ripe San Ginesio e dipendente di una azienda di acque minerali, stava lavorando ad un tombino lungo una strada del centro quando l'auto che aveva parcheggiato proprio li vicino si è messa in movimento, quasi sicuramente per un guasto ai freni, ed ha travolto l'operaio schiacciandolo contro il muro.
2 maggio 2007 - Un altro operaio ha tragicamente perso la vita in un cantiere edile a San Sebastiano di Sarnano. La vittima Gianfranco Tidei di 42 anni e padre di un bambino di 3 anni, stava lavorando incima ad un'impalcatura e per cercare di liberare il gancio del braccio mobile, si è accidentalmente esposto oltre la ringhiera del balcone ed ha perso l'equilibrio, precipitando per quasi 14 metri.

Girando per Macerata basta dare un'occhiata ai cantieri per accorgersi che non vengono rispettate le norme di sicurezza: da via Trento alle Vergini, passando per la centralissima piazza San Giovanni, dove pochi giorni fa gli operai che smontavano l'impalcatura sull'edificio della Biblioteca non portavano i caschi e salivano senza imbracatura sui ponteggi. Questo avviene un po' ovunque. Troppo spesso.

Ho chiesto un parere a Fabrizio Pisani, ingegnere specializzato in sicurezza sul lavoro.
Ecco cosa ha scritto.

Il problema sicurezza non è nato oggi. Le prime normative in merito risalgono agli anni 50 (DPR 547/55 e DPR 303/56) e sono tutt’ora vigenti. Relativamente più “recente” è il D.Lgs. 626/94 che ha recepito una serie di direttive europee volte ad uniformare il problema sicurezza in tutti gli stati membri della comunità Europea. Il Dlgs 626/94 ha costituito una svolta in quanto individua i soggetti in gioco ed attribuisce specifici obblighi e responsabilità: in primis c’è la figura del Datore di Lavoro ma ci sono anche, questa la vera novità, agli stessi lavoratori ai quali vengono assegnati chiari doveri, uno dei quali, arrivando al problema dei caschetti, è proprio quello di indossare i Dispositivi di sicurezza individuali (DPI) forniti dal Datore di lavoro.
Far applicare quanto richiesto dalla normativa è, normalmente, tanto più difficile quanto più ci si confronta con persone che hanno ormai consolidato le loro modalità di lavoro e quanto più il loro livello culturale sia basso. Spesso si riscontrano atteggiamenti di sottovalutazione di queste problematiche, quasi come se tutti i problemi si risolvessero redigendo un documento dei rischi da mettere nel cassetto. Ovviamente la cosa è più complessa. Non è neanche facile trovare una soluzione ad hoc per tutti. Ogni azienda è un mondo a se ed in ciascuna bisognerebbe trovare i modi e le persone cardine per poter attuare in pieno quanto previsto dalla normativa.
Il vero ostacolo è culturale. Migliorando questo aspetto è facile prevedere felici ripercussioni in termini di salute e sicurezza del lavoro. Forse, un modo in più per farlo, potrebbe essere quello di inculcare il corretto atteggiamento nei confronti di questi argomenti già dai banchi di scuola e non solo da quelli degli istituti tecnici o professionali, ma già dalle elementari, come, del resto, viene fatto per altri importanti temi sociali (sicurezza stradale, ecc.). Chissà, mi piace pensare che sentirsi dire dal proprio figlio di mettersi la cintura di sicurezza salendo sull’impalcatura perché vuole giocare con noi quella sera, possa ammorbidire anche l’atteggiamento più chiuso. Ma non ci giurerei.

L'elenco delle morti bianche nel 2007 in Italia.

by Matteo Zallocco

giovedì 3 aprile 2008

Una provincia (multietnica) che si espande

Image

La scorsa settimana la Provincia ha riportato dei dati interessanti sull'aumento della popolazione.

In sei anni nella provincia di Macerata è come se fosse sorta dal nulla una nuova città grande quasi come Tolentino. Dall'ultimo censimento ad oggi, infatti, la popolazione è aumentata di 18 mila abitanti. I residenti nei 57 Comuni maceratesi erano 301.523 nell'ottobre del 2001 e sono (al 31 dicembre 2007) 319.511. Nel solo anno 2007 la popolazione provinciale è cresciuta di 3.417 abitanti. Si è trattato del secondo maggiore incremento dopo quello del 2003, anno in cui si registrò un picco di nuovi residenti di 3.715 unità.

Macerata è il comune in cui, in assoluto, si è registrato l'aumento maggiore, più 328 residenti nel corso dei dodici mesi, ma è Montecosaro, con un numero quasi uguale (+326 abitanti), il comune che ha avuto l’incremento più rilevante: +5,6%.

Significativo anche l'aumento di Morrovalle, che con 268 abitanti in più, entra per la prima volta nel 2007 nella classe delle città con oltre diecimila residenti. Così come Serrapetrona (+23 abitanti) è ritornata, dopo diversi decenni, ad avere una popolazione superiore a mille abitanti.

Come avviene ormai da numerosi anni, anche nel 2007 a determinare l’incremento di popolazione è stato il saldo migratorio (+ 11.259), in quanto quello naturale ha costantemente registrato un segno negativo (2907 nati, contro 3400 morti, - 493 unità).

Ad aver avuto un saldo naturale positivo sono state solo dieci città: Porto Recanati (+50), Corridonia (38 ), Montecosaro (36 ), Morrovalle (28 ), Montelupone (19 ), Potenza Picena (12 ), Recanati (10) , Montefano (8 ), Colmurano (6 ), Cessapalombo (2 ). Il saldo migratorio positivo si è registrato in ben 52 Comuni.

Acquacanina è l’unico Comune da cui nessuno nel 2007 ha lasciato la residenza, ma anche uno dei tre dove nessuno è nato. Gli altri due sono Castelsantangelo e Montecavallo. In tre Comuni, curiosamente, la popolazione è rimasta immutata; il saldo tra nati, morti, immigrati ed emigrati è, infatti, risultato pari a zero: si tratta di Bolognola, Fiordimonte e Muccia.

Suddividendo i residenti tra maschi e femmine, si registrano 155.572 uomini e 163.939 donne. La popolazione femminile è di norma in maggioranza; fanno eccezione Porto Recanati, Morrovalle, Montelupone, Urbisaglia, Pieve Torina, Serravalle, Pievebovigliana, Gagliole, Cessapalombo, Ussita, Sefro, Castelsantagelo, Fiordimonte, Bolognola, Acquacanina.

Riporto infine un dato interessante su Corridonia, il 31 gennaio 2008 ha superato per la prima volta la soglia dei 15mila abitanti. Ovviamente decisivo l'afflusso di cittadini stranieri: quelli in regola sono passati da 1.190 a 1.411 con un incremento addirittura del 19%.

www.provincia.macerata.it

by Matteo Zallocco