giovedì 20 novembre 2008

Stare a dieta fa bene al pianeta?

Oggi sarò al convegno "Stare a dieta fa bene al pianeta?" organizzato dall'ASUR di Macerata. Ho passato gli ultimi giorni a riflettere su food miles, emissioni di anidride carbonica, carbon label, carbon footprint, water footprint e classifiche di alimenti tra quelli che provocano maggiori o minori emissioni di anidride carbonica. Il titolo del mio intervento infatti sarà: "Agricoltura, ambiente, alimentazione e salute: filiere produttive e stili alimentari a confronto". Ecco l'abstract inviato al comitato scientifico.

Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che abitudini alimentari errate (un apporto eccessivo di grassi animali e di zuccheri semplici) possono contribuire alla insorgenza di patologie dismetaboliche. Sulla base di questi dati, le linee guida internazionali per prevenire l’insorgenza di patologie tumorali, diabete, obesità e ipertensione, raccomandano di privilegiare alimenti vegetali (cereali non raffinati, legumi e frutta e ortaggi) rispetto agli alimenti di origine animale. Tra gli alimenti, tutti quelli di origine vegetale sono considerati protettivi perché contengono fitonutrienti come fitosteroli, polifenoli, vitamine e antiossidanti e sono stati identificati i meccanismi molecolari con cui essi esercitano i loro ruoli protettivi. Negli ultimi anni grande attenzione è stata rivolta alle filiere produttive (biologiche, convenzionali, biodinamiche) di derrate alimentari animali e vegetali e al loro effetto sulla salute, sui cambiamenti climatici e sull’impatto ambientale. Si è dimostrato che l’allevamento animale ha una impronta ecologica. Sebbene la principale fonte di emissioni di gas che contribuiscono all’effetto serra derivi dalla combustione di sostanze fossili, anche le attività legate all’agricoltura e all’allevamento contribuiscono alle emissioni. Il metano e l’ossido nitroso, gas legati all’attività zootecnica contribuiscono al riscaldamento del pianeta. Le filiere produttive di alimenti animali (formaggi, carne) creano maggiori problemi all’ambiente e contribuiscono alla riduzione delle risorse idriche. Per produrre un kg di proteine animali servono da 3 a 10 kg di proteine vegetali. Un kilogrammo di carne richiede 15 metri cubi di acqua mentre per 1 kg di cereali bastano da 0,4 a 3 metri cubi. Il 75% dell'acqua dolce utilizzata, il 35% dei terreni utilizzabili e il 20% dell'energia consumata sono impiegati per produrre carne. Una produzione che dal 1950 al 2000, per fronteggiare le esigenze di 6 miliardi di persone, è passata da 45 a 233 miliardi chilogrammi l'anno. Consumatori e produttori sono chiamati a un maggiore rispetto dell’ambiente e a scelte alimentari sostenibili che contribuiscono a proteggere gli ecosistemi e la biodiversità. Privilegiare alimenti e proteine di origine vegetale come quelle derivate da legumi e cereali non raffinati e ridurre nella propria dieta, sia latticini che carne, può contribuire a un minore impatto ambientale oltre ad avere benefici sulla salute.

E voi? avete la curiosità di calcolare le emissioni di anidride carbonica prodotte durante la vostra giornata? Da qualche giorno è on line il sito Ecodieta.it su cui-si legge- è possibile conoscere quante emissioni di anidride carbonica sono legate ad ogni azione quotidiana. C’è anche una sezione dedicata agli alimenti. Potete così confrontare le emissioni di anidride carbonica provocate dalla scelta di frutta locale o importata. Altrettanto per carne bovina locale o argentina. I numeri che appariranno sono cifre su cui ragionare. E’ giusto precisare infatti che le variabili in gioco sono molte, i food miles, la distanza cioè in km tra luogo di produzione e consumo, non possono essere considerati l’unico indice di sostenibilità ambientale.

by giovi

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