giovedì 30 aprile 2009

Il week-end della cuccagna


Che tempo farà nel week-end? Le ultime giornate non sono state affatto clementi. Comunque sperando che riappaia il sole qualche dritta per uscite in cui coniugare enogastronomia, arte e cultura. Nei prossimi giorni nelle Marche o appena fuori regione, da Nord a Sud sono diverse le mete da raggiungere, un vero girone dei golosi.

Iniziamo con Squisito a San Patrignano sulle colline riminesi. Squisito si presenta come "L’Italia del cibo e del vino di qualità. Cuochi, prodotti, ricette, vini". C'è anche il BlogCafè.

A Cagli Distinti salumi, la città d'arte a pochi chilometri da Urbino e Gubbio, apre i suoi antichi palazzi nobiliari, e li trasforma, nelle tre giornate della Rassegna, in sale di degustazione, percorsi didattici, educazioni sensoriali, esperienze tattili, visive tra laboratori del gusto e mercatini anche la mostra "Donne e maiali". Vi incuriosisce?

A Fabriano l'1-2 Maggio si terrà Colti e mangiati, manifestazione che spazia sul gioco delle parole: “colto”, al tempo stesso aggettivo che significa “erudito” o “sapiente”, ma anche participio passato di cogliere. Attenzione quindi della manifestazione alle materie prime e a ciò che viene successivamente trattato o trasformato.

Arriviamo ad Ascoli-Piceno. Nel cuore della città per il quinto anno consecutivo torna la vetrina delle fritture italiane: Fritto misto al'italiana dalle arancine siciliane, al batsoà piemontese, passando per le olive all’ascolana, per il formaggio fritto abruzzese, il baccalà romano, i fiori di zucca toscani; dagli zafarani cruschi calabresi, al fritolin veneziano, fino ai krapfen altoatesini. C'è anche la Fritto card. Il Ticket di ingresso delle lezioni è 20,00 euro, apperò! C'è inclusa la degustazione.

Se andrò da qualche parte? Credo di no, scadenze urgenti per me e il prossimo week-end sarà di lavoro, ma voi se andate, ci raccontate com'è andata?

in progress

by giovi

martedì 28 aprile 2009

Manuela Cerolini, la passione per la calcografia

Dall'album "Pastelli"

Ho avuto occasione di visitare la fiera “Carta Canta” di Civitanova Marche sin dalle prime edizioni e devo dire con piacere che è un'interessante expo in crescita. Un evento ricco di contenuti e necessario non solo per la nostra Regione. Come in altre edizioni era presente l'artista civitanovese Manuela Cerolini. La calcografia è una tecnica di stampa che utilizza lastre metalliche (in genere zinco, rame) incise con uno strumento d'acciaio molto appuntito e poi inchiostrate. Una volta ripulita la lastra, l'inchiostro rimane solo negli incavi praticati, in ultimo pressando la carta contro la lastra con il torchio, esce la calcografia. Il primo a utilizzare questo procedimento fu nel 1450 l'orafo Maso Finaguerra di Firenze. Ciò mi ha molto incuriosito e di conseguenza mi son fatto raccontare qualcosa sul suo percorso artistico e perché no anche qualche notizia biografica.

Manuela terminò gli studi artistici all'Accademia di Macerata nel 1990. Tra i suoi docenti vi sono stati Magdalo Mussio, conosciuto per la “poesia visiva” (corrente artistica per l'incisione consistente nel tradurre in campo pittorico il linguaggio scritto) e Luigi Carboni per la pittura. Lo zio Odoardo Petritoli, calzolaio, grande appassionato d'arte e di artigianato, alla laurea le regalò un costoso torchio calcografico. Questo fu lo spunto che fece sviluppare in Manuela la passione per la calcografia, consentendole di lavorare autonomamente.

A Jesi, per quattro anni, con lo studio Pappagallo ha eseguito importanti lavori di restauro pittorico di dipinti e affreschi presso la locale pinacoteca. Lavori che le hanno dato molto a livello di cromaticità e ricerca del colore. Ha restaurato anche la cripta della chiesa di Santa Maria a Pie' di Chienti (sec. XI) a Montecosaro. Queste esperienze l'hanno formata e le sono utili anche nella calcografia. Manuela partecipò a dei concorsi ed entrò nel mondo della scuola: dopo dieci anni di materna passò di ruolo alla secondaria di I grado come insegnante di educazione artistica. Da quattro anni ha ripreso l'attività che ama di più: la calcografia. E' una tecnica poco conosciuta e apprezzata; Manuela evidenzia: “Mentre ci si può improvvisare pittore, per diventare calcografo bisogna seguire dei corsi”. Si pensa anche che il prodotto finale sia di minor valore, forse per le copie che se ne possono estrarre. Tutti i grandi pittori sono stati anche esperti incisori. Manuela spiega, con la tipica pazienza dell'insegnante, che ama la lastra e il suo processo di formazione, definendolo uno sviluppo casuale, misterioso, alchemico. Nella calcografia si mette in mostra la stampa-prodotto finale non la lastra-matrice. Manuela ritiene, invece, che il successivo processo della stampa sia secondario. La nostra artista ama la lastra e mette in mostra la sua matricità, la fa lucidare e verniciare; sperimenta delle geometrie espressioniste emozionali. Dopo la scuola Manuela passa le giornate con le lastre, tra la vasca con l'acido e gli impegni di casa. A volte i ritardi sui tempi della morsura creano effetti insoliti e gradevoli; come sempre in campo artistico, la casualità ci regala effetti imprevedibili, piacevoli. Da una stampa Manuela crea dei pezzi unici, originali: scolla, strappa, colora e incolla su tela. Sperimenta nuove creatività, ciò dimostra che ogni regola, in modo particolare nell'arte, ammette le sue eccezioni. Con la serie “Galloria” (40 x 50 - 50 x 60) voleva fare una “chiassata” di colori. In questa collezione, eseguita con la tecnica del pastello a olio e acrilico su carta con l'uso del graffito in alcune parti dell'opera, sono evidenti e ammirevoli quelli lei definisce i “vortici emozionali”, cioè dei segni liberi. Soggiungo che sono segni fuggiti dal suo io artistico, più sicuri di una firma digitale. È molto legata alle sue prime incisioni quelle dell'Accademia, le più spontanee e genuine. Le opere che ama di più e dalle quali ha ricevuto le migliori gratificazioni e consensi sono quelle calcografiche. A esse ha rimesso mano dopo un anno di esercizi pittorici per riprendere il tratto libero originario. Dal 1989, ha partecipato a varie mostre nelle Marche ed anche a Cracovia in Polonia. Nel 2008 ha ricevuto un premio con menzione speciale al concorso “I colori dell'ICA” di Civitanova Marche con una serie di acqueforti-acquetinte. Manuela ha anche progettato l'aiuola lunga 28 metri e larga 5, alla 36° edizione di “Cervia città giardino” del 24 maggio 2008 sul tema dei 500 anni della nascita di Annibal Caro. Il giardino è poi stato messo a dimora dal personale del Comune di Civitanova Marche. L'aiuola riproduceva il tipico paesaggio maceratese dai Sibillini al mare con il fiume Chienti e una frase del traduttore dell'Eneide. Tra i suoi progetti c'è quello di aprire un laboratorio calcografico con il Comune di Civitanova e la locale pinacoteca.
Eno Santecchia

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by giovi

sabato 25 aprile 2009

Il cuoco nudo nelle Marche. Ma anche no.



Notizie che non lo erano, o meglio lo erano a metà. Annunciato l’arrivo di due grandi chef Gennaro Contaldo, maestro di Jamie Oliver e lo stesso chef noto in tutto il mondo. "Jamie Oliver, il ‘Vissani inglese’, sarà a Porto San Giorgio, nell’agriturismo Marche Life", "Due grandi maestri della cucina ospiti a Macerata" scriveva il quotidiano locale. Jamie Oliver è una vera star nel suo paese. E’ conosciuto anche come autore e protagonista della trasmissione TV "Il cuoco nudo" dove parla della sua cucina semplice con grandi doti da intrattenitore. Cucina rigorosamente solo con le mani: per questo si autodefinisce un "cuoco nudo", cioè senza accessori, strumenti, eccetera. Un altro particolare di Jamie è il suo grande amore per l'Italia: ha pubblicato un libro "Il mio giro d'Italia", Tea Edizioni e con il suo maestro Contaldo ha progettato la catena di ristoranti Jamie’s Italian.
Per la verità, lo chef inglese non faceva parte del gruppo che ha visitato le Marche nei giorni scorsi. Il team in visita nelle Marche fino a venerdì era composto infatti da Gennaro Contaldo, dal manager di Jamie Italian e altri imprenditori. Nella giornata di venerdì, il finale del tour marchigiano all’enoteca comunale "Antichi Forni" a Macerata con degustazioni di vini e prodotti tipici regionali. Comunque è stato un momento in cui alcune aziende marchigiane hanno avuto l’opportunità di incontrare imprenditori stranieri e stabilire nuovi rapporti commerciali. Una iniziativa in tal senso potrebbe essere avviata in tempi molto brevi. Gennaro Contaldo ha infatti in progetto di realizzare un programma televisivo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Tutta l’iniziativa nel suo complesso ha avuto il patrocinio del Comune di Macerata e rientrava nel progetto di promozione del prodotto made in Marche della società My Marca.

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by giovi

domenica 19 aprile 2009

In viaggio nell’alta Valle del Chienti



Qualche giorno fa ho assistito ad una interesante conferenza organizzata dall’Archeoclub di Jesi. per l'occasione era stata invitata la Dott.Marta Castellucci che ha esposte alcunni dati riportati nella sua tesi di laurea in Archeologia, con specializzazione in topografia antica. Il suo intento era quello di studiare il sistema di viabilità nell’alta Valle del Chienti, in epoca romana. Per seguirla nel suo percorso di studio e di ricognizione storica bisogna spostarci idealmente in quel territorio compreso tra Camerino e Caldarola e, più precisamente, a sette chilometri circa da Caldarola dove, seguendo il corso del fiume Chienti, incontriamo la remota località di Bistocco a 316 m. sul livello del mare di cui ci testimonia appunto quella carta topografica del 1742. Bistocco è una piccola frazione nel cui territorio sono conservati i ruderi di due suggestive torri di avvistamento: la torre di Bistocco a pianta circolare e, poco distante, la torre di Valcimarra entrambe datate, presumibilmente, al XIII secolo.

Torre di Valcimarra

Ma è proprio nella sperduta frazione di Bistocco che affiora la testimonianza concreta della presenza di un antichissimo ponte, via privilegiata di collegamento tra la zona interna dell’alta Valle del Chienti e la zona costiera. Di quel ponte originario, rimaneggiato poi in epoca medievale e moderna, non è rimasto che una porzione ridotta ed estremamente esigua, un reperto di significato storico che può essere fatto risalire molto probabilmente all’epoca romana, quando la valle del Chienti rappresentava uno snodo importante nel sistema viario regionale. Su quella spalla del ponte originario, che impervia ha resistito nei secoli fino a noi, si è tentato poi di ricostruire, nelle epoche successive, la restante struttura tramite lo studio approfondito e meticoloso delle carte topografiche. Blocchi di pietre calcaree, tenute insieme utilizzando malta, composta prevalentemente da pietrisco, il tutto appoggiato sulla roccia, era questa la struttura portante su cui si ergeva il ponte di Bistocco così come quella di tanti altri ponti della zona: il ponte di Pievetorina e il ponte Marmone a Pioraco. Mezzo di comunicazione privilegiato, in epoca romana e medievale, tra il valico di Colfiorito e il mare, il ponte di Bistocco ha poi cessato la sua funzione di collegamento viario nel 1700.

Carla Giaccaglini

by giovi

sabato 18 aprile 2009

Il profumo della città di Ancona



Oggi vi parlo di Ancona, la mia città e vi invito ad uno spettacolo che si terrà mercoledì 29 aprile alle ore 17.30 presso l’aula magna "Guido Bossi" al polo didattico universitario di Monte D’ago. Verrà presentato un arrangiamento teatrale ispirato al nuovo volume sulla città di Ancona: “Il profumo della città - Guida sentimentale di Ancona: i colori, la gente, il carattere, l’urbanistica“ curato da F.Bronzini, M.A. Bedini, S.Sampaolesi (Lavoro Editoriale). Due degli autori sono docenti della Facoltà di Ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche.
Dopo la presentazione alle Muse, verrà riproposta la rappresentazione teatrale in cui si svolge un colloquio tra la Viaggiatrice Innocente e il Professore. I due si confrontano sull’idea di bellezza di una città, mentre entrano dentro la memoria, i colori, e l’umanità di Ancona. Nel loro vagabondare incontrano il Pescatore (l’anima di Ancona), con una Sirena negli occhi (il mito, la speranza, il fascino). La recitazione sarà accompagnata dalla musica, da immagini della città e dalla voce di Luca Violini che leggerà poesie e racconti di scrittori e viaggiatori del Grand Tour.

by giovi

giovedì 9 aprile 2009

Viaggi da Fermo. Il lago di Pilato



Qualche settimana fa sono stata alla presentazione del libro "Viaggi da Fermo" di Angelo Ferracuti. Da quando svolgo attività didattica a Fermo, ho imparato a conoscere meglio questa città, settimana dopo settimana, ad amare la piazza che accoglie chi come me arriva in pulman, i monumenti che vi si affacciano, i suoi vicoli, i piccoli negozi.

L'autore definisce il suo libro, un "Sillabario piceno", fatto di frammenti che raccontano itinierari, luoghi e personaggi del piceno, si percorre la costa adriatica, si viaggia in treno, si esplorano le case e le vite di artisti, scrittori, si arriva fin sui Sibillini, su quel lago che ancora non ho visitato: il lago di Pilato.

"C'è un luogo imperscrutabile che fa parte della mia infanzia fatta di gite parrocchiali francescane e tende canadesi una vicina all'altra, a volte gocciolanti di pioggia,di ragazzi vocianti e frati scalzi allegri e odore di bosco. Ci sono andato diverse volte lassu', scarpinando e sentendomi vivo e palpitante mentre camminavo nel ventre della montagna, quando le rocce ti stringono corpo e cuore accogliendoti nel loro materico apparire. Al lago di Pilato il miracolo è ancora arrivarci da un sepentaio di ghiaia, attraversando il midollo vivo della montagna,e accorgersi della sua presenza che meravigia e lambisce gli occhi all'improvviso, proprio quando meno te l'aspetteresti dopo un percorso impervio, limpido di cielo nel suo quiete vivere se sei fortunato.

Il chirocefalo che vive nel Lago di Pilato.

Dentro le acque limpide e un pò demoniache dell'unico lago naturale delle Marche proprio sul versante magico dei monti Sibillini vive un animaletto simpatico, il chirocefalo, crostaceo dal colore rosso corallo,capace di nuotare sul dorso. E' un momento di pace arrivarci, una consolazione dello spirito sapere che lui ancora può riprodursi lassu' per una strana magia che la natura rinnova nelle sue stagioni.



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by giovi

lunedì 6 aprile 2009

Silenzio



Solo un pensiero per le vittime, un abbraccio ai loro familiari, a tutti gli abruzzesi colpiti cosi duramente.

Immagine: Corriere.it

by giovi

giovedì 2 aprile 2009

Cronache medioevali. Il Castello di Montefiore



A pochi metri dall’ingresso al comune di Montefano, c’è una piccola strada sulla sinistra. Se non fate attenzione, rischiate di non vederla. Se la imboccate, vi trovate a Montefiore. Curioso, siete a pochi passi da Montefano, ma la frazione fa parte del comune di Recanati. Il castello che sorge nei pressi del bivio domenica scorsa era assediato da auto in sosta e da tanta gente in occasione della domenica del FAI. Ad accogliere i numerosi visitatori, tra cui la sottoscritta un gruppo di studenti delle superiori arruolati come guide. Pensavo di trovare ambienti e stanze da visitare, invece la visita è stata brevissima perché del castello sono rimaste le mura, le scale di accesso e la torre di difesa oltre a quella che ci è stata descritta come la probabile casa del capitano.
Il castello ha manifestato negli ultimi anni diverse lesioni che sono state oggetto di alcuni interventi. Gli abitanti della frazione, lo chiamano il "castello del cappero", per la pianta che attecchisce rigogliosa lungo le sue mura.
Ora immaginate come potevano essere questi luoghi centinaia di anni fa, quando Recanati, Montefano e Osimo erano in rapporti non troppo felici e le campagne erano percorse da guelfi, ghibellini e da condottieri schierati dalla parte del Papa o suoi nemici.
Recanati ha avuto importanti momenti di storia nel Medioevo e nei secoli successivi testimoniati non solo dalla famosa Torre del Borgo, del sec. XII, dalle mura quattrocentesche, anche dal Castello di Montefiore, eretto nel 1200.
Montefano nel Basso medioevo fu a lungo sotto il dominio di Osimo, e in sua difesa furono chiamati vari condottieri tra cui Galeotto Malatesta. Sottomessi alla città di Osimo, gli abitanti di Montefano erano soggetti a balzelli e tributi. Osimo lo presiedeva militarmente ed aveva anche provveduto a fortificarlo con opere murarie. È per questo che il paese fu costretto a seguire e a partecipare a tutti i fatti d’armi e alle vicende storiche cui Osimo lo trascinò.
Queste vicende costrinsero Recanati a difendere i propri territori e si costruì appunto il Castello di Montefiore appena al limite dell’ingresso del paese di Montefano. Il Castello fu inizialmente eretto come fortezza a pianta poligonale con quattro corpi in muratura, sovrastato da una torre quadrilatera con merlature.
Nel 1444 Francesco Sforza saccheggiò Montefano, e Osimo ne perse il dominio. Lo Sforza dopo essere stato respinto dalla Marca che aveva dominato per anni riorganizzandosi ne riprese possesso: occupò Jesi ed Appignano si stabilì nei pressi del Potenza. Il saccheggio particolarmente duro subito da MonteFano convinse gli abitanti di Castelfidardo a ribellarsi al Papa e ad arrendersi per non subire lo stesso trattamento.
Nel 1445 a gennaio le truppe della chiesa tentarono invano di riconquistare MonteFano difeso dalle truppe sforzesche guidate dal Ciarpellone.
Recanati rinforzò il castello di Montefiore, finché Niccolò Piccinino, condottiero di origini umbre che a lungo lottò contro le forze papali, lo assalì e lo liberò.
Nel 1486 Boccolino da Gozzone si impadronì di Osimo ed il Legato Pontificio promise MonteFano a Recanati in cambio dell’appoggio nella liberazione di Osimo. E l'anno successivo Montefano passa brevemente formalmente sotto il controllo di Recanati.
Se queste righe vi hanno stuzzicato la curiosità sulle storie e imprese dei vari condottieri e capitani di ventura citati, vi segnalo il sito Condottieridiventura.it. Solo per stomaci forti, perchè ho scoperto che dopo aver passato la vita al servizio di signori e potenti, spesso questi condottieri morivano in circostanze tragiche, vittime di intrighi, congiure o sotto tortura.

by giovi