lunedì 29 dicembre 2008

Macerata e la Qualità della vita: Il Sole 24 ore da i numeri

Come da diversi anni, il mese di dicembre è tempo di bilanci e di classifiche come quella a cui ci ha abituati il Sole 24 ore che esce con la sua classifica annuale sulla Qualità della vita delle province italiane. La media dei vari punteggi su aspetti diversi tra loro come ambiente, società, trasporti, criminalità, salute e tempo libero premia quest'anno la provincia di Macerata rispetto agli altri capoluoghi delle Marche.

La pagella de Il Sole 24 ore, la classifica 2008 e come eravamo nel 2007.

by giovi

sabato 27 dicembre 2008

Winx mania. E' qui la festa?

Questa storia inizia a Gualdo (MC) tanti anni fa, è nel piccolo paese maceratese che è nato Iginio Straffi, il fondatore della Rainbow e di diversi personaggi e cartoon, fino alle celebri Winx. Le celebri fatine le troviamo ormai ovunque grazie a partnership tra la Rainbow e altre aziende. Il marchio Winx è un richiamo irresistibile per tante piccole fan. Ci sono articoli e accessori di abbigliamento, giocattoli, orologi da polso, il corredo per la scuola, la linea da toilette, i cosmetici, la linea da tavola per assicurarsi la presenza delle Winx in ogni momento della giornata e le sorpresine degli ovetti di cui avevo parlato qui.

Per un certo periodo le fate Winx sono state in abbinamento all’Happy Meal della MacDonald. E poi i libri e le figurine: la collezione di figurine Panini abbinata alla terza serie delle Winx ha venduto circa 50 milioni di figurine mentre il settore DVD ha superato il volume dei 10 milioni di pezzi venduti in 41 paesi, di cui oltre un milione solo in Italia. Non mancano esempi in cui le Winx hanno invaso il settore food & beverage internazionale.

L’ultimo prodotto forse in ordine di tempo è il torrone Bedetti con il marchio delle fate, ma prima sono arrivati snacks salati, succhi di frutta, caramelle, lecca lecca.

Ed è proprio nel settore food che si segnalano degli incidenti ed episodi su cui riflettere. All’inizio del 2008, il Centro per i Diritti del Cittadino ha chiesto e ha ottenuto che il Chupa Chupa della serie Winx fosse ritirato dal commercio, per via del fatto che sulla confezione non era riportato alcun marchio della CE. Il sequestro fu attuato su tutto il territorio nazionale. Il prodotto Winx Stickerpop era realizzato in Spagna, ma commercializzato dall’Irlanda in tutti i paesi europei.

Contengono coloranti e aromi le caramelle Winx alla frutta della General Mills a conferma che per certi prodotti con marchi di cartoon vari, accade spesso che le regole di fabbricazione non puntano troppo alla qualità ma conta semplicemente la promozione, in questo caso legata alle Winx. Succede insomma che questi prodotti promozionali alimentari, in fatto di qualità nutrizionale, lascino spesso a desiderare.

Altro incidente legato ai prodotti alimentari con le Winx in etichetta, è quello legato recentemente allo spumante per bambini. Lo avevo visto tempo fa in un negozio di giocattoli, tra gli scaffali dove si trova l’occorrente per i party dei più piccoli e per le feste di compleanno.

spumante winx Lo spumante Winx prodotto dalla Party Fizz

Disponibile in diversi gusti, lo spumante delle Winx conteneva acqua, coloranti, conservanti e aromi... In rete è iniziata una campagna mediatica con mail diffuse tra numerosi consumatori attenti all'etichettatura, sono arrivati anche articoli su alcuni siti in cui si invitavano gli utenti al boicottaggio del prodotto. Altroconsumo lo ha segnalato tra i prodotti da evitare per la sua scarsa qualità, soprattutto considerando che è rivolta ai bambini piccoli. La Party Fizz, produttrice della bibita, è arrivata recentemente a commentare anonimamente sui vari blogs che avevano parlato del prodotto, ha chiarito alcuni aspetti sulla produzione e ha annunciato l’intenzione di cambiare formula e di rimuovere coloranti e conservanti.

Bene. Magari l'azienda avrebbe potuto evitare di minacciare i bloggers che ne avevano parlato.

Fonte immagine: Flickr

by giovi

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale!

Carissimi auguri a tutti!

by giovi

martedì 23 dicembre 2008

Dolci natalizi maceratesi: I cavallucci



Ho letto l'invito di Folco Bellabarba, presidente della Confartigianato- Macerata: "Maceratesi, a Natale a tavola e per i regali preferite i prodotti Made in Macerata". Anche Bellabarba insomma ha sposato la causa della filiera corta e della spesa a km 0 di cui tanti hanno parlato nei mesi scorsi e invita ad acquistare prodotti e dolci artigianali, oltre ai classici panettone e pandoro.

E allora nel caso non doveste trovarli nelle pasticcerie e forni, ecco la ricetta di un dolce della tradizione maceratese: i cavallucci.

Ingredienti: 2 kg di noci, 500g di nocciole, 500g di mandorle. Togliere i gusci alla frutta secca e sbollentare le mandorle per pelarle. Tritare tutto. Unire a 150g di zucchero, mezzo litro di sapa, 200 g di pangrattato, 1 bicchierino di alchermes, 1 di cognac, 1 di amaretto, 1 di marsala, 1 di mistrà (o anisetta), 1 bicchiere di caffè, la buccia grattugiata di un limone e di un'arancia non trattate.

Mescolare tutto bene e lasciar riposare per una notte.

Il giorno dopo, preparare la pasta con: 10 uova, 300 g di burro, 500g di zucchero, il lievito, 2 kg di farina. Lavorare tutto fino ad ottenere la pasta da tirare a sfoglia dello spessore di mezzo centimetro. Tagliare a grossi quadrati. Al centro di ognuno mettere un cucchiaio di impasto, arrotolare e stringere ai lati. Tagliuzzare con le forbici qua e là quasi a voler ricordare la criniera dei cavallucci. I dolci chiusi a ferri di cavallo vanno pennellati con il tuorlo d'uovo battuto e messi al forno caldo per mezz'ora. Se provate a farli, ci dite com'è andata?

by giovi

sabato 20 dicembre 2008

Macerata: Ieri e Oggi

Guardate cosa ho trovato! Grazie a Roberto Cherubini che ha creato il video.


by giovi

giovedì 18 dicembre 2008

Oggi sobri

Anche l’ASUR di Macerata è scesa da tempo in campo per supportare eventi divulgativi rivolti ai giovani e sensibilizzarli contro l’abuso di alcool. Questa locandina era in bella mostra un mese fa al Ristorante Anton vicino a Recanati. Il locale ha supportato con opuscoli per i propri clienti, alcune delle iniziative con il claim "Modera l’alcol. Non roviniamoci la festa". Le iniziative sono inserite nella campagna informativa Stammibene.

Come saprete il livello di alcol stabilito per legge per guidare non deve superare 0,5g/l. Alcuni giorni fa è stata avanzata la proposta di abbassare questo limite a 0,2g/l. La proposta di portarlo a 0,2 g/L segue una proposta di armonizzare, abbassandoli, i limiti legali a livello europeo entro il 2010. Attualmente i limiti in Europa vanno da 0 a 0,9 g/L. Vediamoli insieme:

0.0 g/L- Albania, Bulgaria, Rep. Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Ungheria.
0.2 g/L- Polonia, Svezia.
0.5 g/L - Italia, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Turchia, Fed. Jugoslava.
0.8 g/L-Gran Bretagna, Irlanda, Slovenia, Spagna, Svizzera.

In Germania inoltre è divieto assoluto di bere (ossia non viene tollerato nessun tasso alcolemico, neanche inferiore a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue) per i neopatentati prima di mettersi al volante.

A proposito della annunciata proposta che inasprirebbe la normativa attuale sono già state espresse numerose reazioni e perplessità. Prevalgono le preoccupazioni da parte di alcuni sommelier, ristoratori e produttori di vino che ipotizzano che le nuove norme possano contribuire ad una crisi del settore vinicolo. Mi chiedo come mai altri addetti ai lavori come produttori di birra, drinks o superalcolici siano silenziosi. In fondo alcool non significa solo vino.

Chi si oppone alla proposta, punta anche il dito sulla scarsità dei controlli effettuati in Italia che ogni anno sono davvero pochi. Nel 2006 la possibilità di incappare in un controllo era di una ogni 170 anni, nel 2008 dovrebbe essere salita a 17 anni. Ancora lontani dalla media europea di 5-6 milioni di controlli anno. Com’è la situazione in altri paesi europei, anche con limiti più alti come il Regno Unito (0,8 g/L)? La differenza è che i controlli esistono, sono frequenti e le sanzioni severissime: fino a 6 mesi di prigione, fino a 5000 sterline di multa, minimo un anno di perdita della patente. In Italia prevedono un ammenda da 500 a 2000 euro e il ritiro della patente da 3 a 6 mesi. "Seguendo quindi le opinioni di molti - scrive Gianpaolo Paglia, un produttore- la ristorazione dovrebbe essere penalizzata dalla nuova proposta, i giornalisti del vino non potrebbero fare degustazioni, le fiere del vino dovrebbero essere vuote, le aziende non venderebbero più alcolici, i rappresentanti e in generale le persone legate al commercio del vino dovrebbero essere a spasso".

"Non è proprio così, - continua il produttore toscano che conosce la situazione dei controlli all’estero- in altri stati europei, emerge una maggiore consapevolezza, la gente sa che non si può bere se si deve guidare e non beve, ci sono quelli che non bevono e guidano e portano gli amici a cena, alle fiere del vino si va con i mezzi pubblici, alle degustazioni lo stesso, i rappresentanti che guidano e vanno a vendere il vino non bevono e nessuno ci trova nulla di strano, anzi. Perché in Italia dovrebbe succedere una catastrofe se i nuovi limiti dovessero entrate in vigore? Perché invece non crescere a livello di civiltà e anche di impresa a paragone con gli altri? "

by giovi

domenica 7 dicembre 2008

Latte crudo, news bollenti

Di distributori automatici di latte crudo avevo parlato circa due anni fa, ora torno sul tema. Negli ultimi giorni infatti si è parlato di possibili rischi derivati dall’assunzione di questo tipo di latte che non è pastorizzato, d’altra parte il termina “crudo” dovrebbe essere eloquente. Tutto è iniziato con l’articolo sul Riformista in cui la biologa e giornalista Anna Meldolesi getta nel terrore tutti i consumatori di latte crudo con l’articolo: Latte crudo, la moda porta in ospedale e le prime righe non sono da meno: Bere latte crudo non pastorizzato è come giocare alla roulette russa, frase che si legge anche su un documento della FDA.

Si parla di sospetti sul latte crudo come fonte di contaminazione di alcuni bambini. Il responsabile sarebbe un tipo di Escherichia Coli il ceppo E. coli O157:H7 che provoca una infezione particolarmente grave ai reni. 3 casi di infezione nel 2007, e 6 nel 2008, come mai se ne parla solo ora? Sono in corso analisi per verificare cosa è accaduto, la contaminazione da ceppo E. coli O157:H7 potrebbe derivare da un inquinamento oro-fecale, o dalla fase successiva alla mungitura, per esempio potrebbe essere stata causata anche da contenitori a loro volta contaminati.

Tra gli allevatori che alimentano i distributori automatici di latte crudo, c’è chi sostiene che le notizie allarmistiche circolate nelle ultime ore sulla pericolosità del latte crudo, siano dovute al crescente successo dei distributori automatici che toglierebbero quindi una fetta di mercato alla GDO. Può darsi che sia anche questo, ma di certo ora va fatta chiarezza, e si devono dare delle risposte non solo ai consumatori ma anche agli stessi allevatori. Anzi sarebbe stato meglio che fin dai primi distributori ci fossero indicazioni chiare sugli aspetti igienici e sulla sicurezza alimentare di questo prodotto così valido ma al tempo stesso fragile e deperibile. Per mercoledì prossimo 10 dicembre è stato convocato un vertice fra il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, per decidere come procedere. Seguiremo la vicenda. A distanza di giorni dai primi articoli, alla ricerca di dati su cui riflettere, mi sono rivolta al sito del ministero dell'Agricoltura. Ci accoglie un sorridente Luca Zaia con una bottiglia di latte e un link ci rimanda ad un breve testo: "Possiamo affermare che questo modo nuovo di distribuire il latte ha riavvicinato i consumatori all'agricoltura dopo decenni di eccessivo consumismo. Va ribadito che, come più volte ricordato, vale per il latte ciò che è vero per ogni prodotto crudo, cioè che bisogna ricordarsi di quel che con semplicità facevano e insegnavano le nonne prima dell'era dei prodotti in plastica: nel caso del latte, per esempio, che va bollito. Così come vanno bolliti i contenitori prima di utilizzarli".

Forse era auspicabile qualche informazione in più che solo i rimedi della nonna.

Sul sito del Ministero della salute, è davvero difficile da credere, non si legge nulla sulla vicenda latte crudo. Male, bisognerebbe spiegare cosa si è fatto negli ultimi anni in tema di controlli. Quali erano previsti? Quali esami microbiologici erano di routine? Quali patogeni erano cercati? E quali provvedimenti adottati se qualche bovina non risultava sana? Queste cose andavano stabilite parecchi anni fa. Che l'Escherichia Coli di cui si parla in questi giorni fosse un patogeno emergente lo si sapeva già da tempo. Eppure la sua ricerca non era obbligatoria. Come mai? Sarebbe utile anche leggere le elementari regole di igiene che devono essere rispettate se si sceglie di acquistare latte crudo, trattandosi di un prodotto deperibile, deve essere assolutamente garantita la catena del freddo dalla produzione alla distribuzione, con temperature sempre comprese fra 2° e 4°.

I distributori automatici non sono stati inventati in Italia, di certo ci sono esperienze e buone pratiche avviate in altri stati a cui fare riferimento. Nelle Marche il latte crudo sta avendo successo. Ci sono 25 distributori del latte: 5 in provincia di Ancona, 6 a Macerata, 6 ad Ascoli Piceno e 8 in provincia di Pesaro e Urbino. A livello locale, l'Asur ha trovato sempre tutto in regola. Per cautela comunque, giovedì scorso la Regione ha inviato all'Asur una delibera: ora tutti i distributori automatici dovranno riportare l'indicazione di bollire il latte prima di berlo. "Basterà scaldarlo per 30 secondi a 70 gradi per non correre alcun rischio".

by giovi

domenica 30 novembre 2008

10 consigli per migliorare giornali e siti web



Stamattina sono capitata qui e mi sono imbattuta su Mitch Joel, uno dei maggiori specialisti di marketing online. Mitch ha diffuso sul suo blog dieci consigli a giornali e riviste per migliorare i loro siti web. Magari sono cose già note, ma mi va di condividerle con voi. Le possiamo sintetizzare così.

1. Praticare il giornalismo di link: Molti giornali on line propongono pochi link in uscita, alcuni non ne mettono affatto. E’ invece essenziale che si dia l’opportunità al lettore di viaggiare nei links segnalati dall’autore, si aprono nuove finestre nel web, i links attinenti sono un valore aggiunto all’articolo,come si legge su "Un nuovo sito per promuovere il giornalismo dei link" pubblicato su Lsdi. Non siete ancora convinti? E allora subito a leggere Welcome to links journalism

2. Strutturare gli articoli per lo schermo: Arieggiare i testi creando dei paragrafi, utilizzando il corsivo e il neretto e dividendoli per punti o numeri: i bullet points.

3. Associare dei tag agli articoli: E’ difficile da credere, ma è proprio così, la maggior parte dei giornali on line non aggiunge tag per propri contenuti. Sapete cosa sono le tag clouds? I tag sono utili, permettono ai lettori di avere una idea rapida del contenuto degli articoli. Volete un aiuto? Un utile tool può essere il Turbo tagger.

4. Ansa, Reuters e Google news come fonti tradizionali di informazioni. Perché non aggiungere anche i blogs che vi sembrano meritevoli? E’ un mezzo per promuovere i blogger e far sentire l’interesse dei media per loro.

5. Organizzare una promozione cross-mediale: Indicare gli Url interessanti se esiste anche una versione su carta.

6. Utilizzare un indirizzo web semplice, chiaro e facilmente memorizzabile.

7. Mettere in risalto i collaboratori migliori: Trovare dei mezzi per dare evidenza a quelli che forniscono i contenuti più interessanti.

8. Porte aperte ai commenti: Permettere agli internauti quindi di commentare ed esigere dai giornalisti e autori degli articoli che rispondano ai lettori.

9. Correggere gli errori: I media online non devono lasciare gli errori che sono stati loro segnalati dai lettori. Craig Silverman ha scritto un libro Regret The Error e un Blog sugli errori scovati sui mass media.

10. Organizzare un filtraggio collaborativo:Se avete apprezzato questo, vi piacerà senza dubbio quello".

Fonte: LSDI

by giovi

martedì 25 novembre 2008

Osterie d'Italia 2009

Ieri presentazione a Genova del volume Osterie d’Italia 2009 della Slow Food.

Ecco i locali nella guida 2009 nelle Marche: Chalet Galileo, Civitanova Marche (Mc); Coquus fornacis, Serra de' Conti (An); Da Maria, Fano (Pu); Da Quintilia Mercuri, Montefalcone Appennino (Ap); Damiani e Rossi, Porto San Giorgio (Ap); Il giardino degli Ulivi, CastelRaimondo (Mc); La Pianella, Serra San Quirico (An); Maria, Mondavio (An); Oasi degli Angeli, Cupra Marittima (Ap); Fondaloro, Senigallia (An); La Tartana, Senigallia (An); Taverna x loro, Loro Piceno (Mc); Al Mandracchio, Ancona; Ponterosa, Monte San Giusto (Mc).

Ancona, il capoluogo, ha più segnalazioni rispetto alle altre province.

Chi sono le new entry?

by giovi

giovedì 20 novembre 2008

Stare a dieta fa bene al pianeta?

Oggi sarò al convegno "Stare a dieta fa bene al pianeta?" organizzato dall'ASUR di Macerata. Ho passato gli ultimi giorni a riflettere su food miles, emissioni di anidride carbonica, carbon label, carbon footprint, water footprint e classifiche di alimenti tra quelli che provocano maggiori o minori emissioni di anidride carbonica. Il titolo del mio intervento infatti sarà: "Agricoltura, ambiente, alimentazione e salute: filiere produttive e stili alimentari a confronto". Ecco l'abstract inviato al comitato scientifico.

Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che abitudini alimentari errate (un apporto eccessivo di grassi animali e di zuccheri semplici) possono contribuire alla insorgenza di patologie dismetaboliche. Sulla base di questi dati, le linee guida internazionali per prevenire l’insorgenza di patologie tumorali, diabete, obesità e ipertensione, raccomandano di privilegiare alimenti vegetali (cereali non raffinati, legumi e frutta e ortaggi) rispetto agli alimenti di origine animale. Tra gli alimenti, tutti quelli di origine vegetale sono considerati protettivi perché contengono fitonutrienti come fitosteroli, polifenoli, vitamine e antiossidanti e sono stati identificati i meccanismi molecolari con cui essi esercitano i loro ruoli protettivi. Negli ultimi anni grande attenzione è stata rivolta alle filiere produttive (biologiche, convenzionali, biodinamiche) di derrate alimentari animali e vegetali e al loro effetto sulla salute, sui cambiamenti climatici e sull’impatto ambientale. Si è dimostrato che l’allevamento animale ha una impronta ecologica. Sebbene la principale fonte di emissioni di gas che contribuiscono all’effetto serra derivi dalla combustione di sostanze fossili, anche le attività legate all’agricoltura e all’allevamento contribuiscono alle emissioni. Il metano e l’ossido nitroso, gas legati all’attività zootecnica contribuiscono al riscaldamento del pianeta. Le filiere produttive di alimenti animali (formaggi, carne) creano maggiori problemi all’ambiente e contribuiscono alla riduzione delle risorse idriche. Per produrre un kg di proteine animali servono da 3 a 10 kg di proteine vegetali. Un kilogrammo di carne richiede 15 metri cubi di acqua mentre per 1 kg di cereali bastano da 0,4 a 3 metri cubi. Il 75% dell'acqua dolce utilizzata, il 35% dei terreni utilizzabili e il 20% dell'energia consumata sono impiegati per produrre carne. Una produzione che dal 1950 al 2000, per fronteggiare le esigenze di 6 miliardi di persone, è passata da 45 a 233 miliardi chilogrammi l'anno. Consumatori e produttori sono chiamati a un maggiore rispetto dell’ambiente e a scelte alimentari sostenibili che contribuiscono a proteggere gli ecosistemi e la biodiversità. Privilegiare alimenti e proteine di origine vegetale come quelle derivate da legumi e cereali non raffinati e ridurre nella propria dieta, sia latticini che carne, può contribuire a un minore impatto ambientale oltre ad avere benefici sulla salute.

E voi? avete la curiosità di calcolare le emissioni di anidride carbonica prodotte durante la vostra giornata? Da qualche giorno è on line il sito Ecodieta.it su cui-si legge- è possibile conoscere quante emissioni di anidride carbonica sono legate ad ogni azione quotidiana. C’è anche una sezione dedicata agli alimenti. Potete così confrontare le emissioni di anidride carbonica provocate dalla scelta di frutta locale o importata. Altrettanto per carne bovina locale o argentina. I numeri che appariranno sono cifre su cui ragionare. E’ giusto precisare infatti che le variabili in gioco sono molte, i food miles, la distanza cioè in km tra luogo di produzione e consumo, non possono essere considerati l’unico indice di sostenibilità ambientale.

by giovi

giovedì 13 novembre 2008

Giovedì golosi e giocondi a Treia

Se passate da Treia stasera non perdetevi all’Hotel Grimaldi, il primo incontro dei Giovedì Golosi. L’hanno definito un po’ cena, un po' talk show, un po' corso, insomma l’occasione buona per degustare prodotti locali, tipicità maceratesi e al tempo stesso saperne di più sulle filiere produttive. Sul blog dedicato ai Giovedì Golosi potete trovare i dettagli anche dei prossimi cinque incontri e gli argomenti che verranno affrontati. Stasera il protagonista sarà il ciauscolo e altri salumi e insaccati. Del ciauscolo, delle origini del suo nome "ciauscolo, ciavuscolo" della sua storia, abbiamo già parlato su Cronache Maceratesi. E' infatti uno dei simboli delle tipicità maceratesi.

Avete letto il menù e il programma di stasera? Tra coloro che interverranno a parlare delle proprie produzioni, ci sarà il macellaio e norcino Giuseppe Dell’Orso. Per le sue rime baciate e sculture di lardo, chi lo ha conosciuto di persona, ha paragonato Giuseppe, al toscano macellaio-artista Dario Cecchini, divenuto famoso per le sue bistecche alla fiorentina vendute declamando Dante. Giuseppe si è guadagnato la fama non solo per i suoi prodotti, ma per l’accoglienza ai clienti nella sua macelleria di Loro Piceno. Infatti se capitate da lui, non è strano che vi accolga con due “flut” di vino cotto, con una guarnizione di ciauscolo e un cuoricino infilato tra le due composizioni. Siamo a Loro Piceno, e Giuseppe produce anche questo prodotto, e infatti in tanti lo conoscono come Peppe Cotto. Chi ha visitato la sua macelleria, rimane colpito da questo particolare elegante macellaio con tanto di “scrocchetta” confezionata con “cotica di maiale”. Tutto questo, unito ad una grande passione ed alla qualità dei suoi prodotti, che lo hanno più volte portato alla ribalta, sia della stampa specializzata che non. Insomma Giuseppe ha compreso bene che non bastano qualità dei prodotti e passione per contrapporsi dalla omologazione dei sapori e alla dilagante incultura alimentare. Una curata coreografia e simpatia nella presentazione sono altrettanto importanti e a quanto si legge, il simpatico norcino deve esserci riuscito.

Mi piacerebbe partecipare ad uno dei prossimi incontri, se andate stasera o prossimamente, fate delle foto, l'album di Cronache Maceratesi su Flickr, come sempre vi aspetta!

Fonte immagine:Il murello.it

by giovi

giovedì 6 novembre 2008

In cucina con Giacomo Leopardi



Torno a parlare delle preferenze alimentari di Giacomo Leopardi, l'occasione me l'ha data l'evento culinario e letterario che si è svolto due settimane fa a Firenze: Degustibooks. Tra gli incontri con gli autori, anche la presenza di Domenico Pasquariello Dègo e Antonio Tubelli, autori di Leopardi a tavola di Fausto Lupetti Editore.
.."Frittelle di borragine, zuppetta di selleri, ricotta fritta, bignè di patate, cacio cotto, tortellini di magro, farinata di riso, frittelle di mele e pere, gli gnocchi di latte e i «pasticcini di maccheroni o maccheroncini, di grasso o di magro», il fritto napoletano con fegatini di coniglio e cervella di agnello.."..Sono alcuni dei 49 cibi elencati in una lista autografa di cui avevo già parlato. Giacomo Leopardi, la stilò negli anni in cui il poeta visse a Napoli, insieme all’amico Antonio Ranieri fino al 1837, anno della sua morte. Una lista di quarantanove ricette riportata su due foglietti di carta custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Due foglietti in cui si staglia la scrittura minuta e precisa, chiara ed elegante di Giacomo Leopardi. L’inedito elenco di portate comprende alcuni piatti realizzati da Pasquale Ignarra: il cuoco che aveva partecipato ai moti del 1799.
Le ricette hanno ispirato gli autori che hanno girato per un anno tra Napoli e dintorni, hanno visitato villa Ferrigni, posta alle pendici del Vesuvio, poi nota come “villa delle Ginestre”, tutelata come patrimonio nazionale, hanno fatto riaprire la vecchia cucina, ritrovandola intatta, con il tavolo lunghissimo e i tre fornelli a legna. A partire da quella lista, gli autori del volume propongono venti ricette. Il volume è arricchito di fotografie e atmosfere della Napoli del periodo leopardiano.
Alcune recensioni e ricette sono pubblicate qui. Ho scelto questa per voi:
Tarletta con crema di sfusato d’Amalfi Ingredienti: 175 gr di farina 00, 180 gr di zucchero, 100 gr di burro, 3 limoni sfusati, 400 gr di panna fresca, 8 tuorli d’uovo, 1 uovo intero, alcune foglioline di ramerino. Procedimento: Con la farina, 160 gr di zucchero, 3 tuorli, ottenere una pasta liscia e farla riposare per mezz’ora. Stendere la pasta a circa 4 millimetri e rivestire gli stampini imburrati. Porre negli stampini la sfoglia di pasta e lasciar cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 25 minuti. Dai limoni ricavare 50 gr. di succo; in una ciotola mettere l’uovo più 5 tuorli, 120 gr di zucchero e a bagno maria ottenere uno zabaione denso al quale aggiungere a freddo la panna montata. Con tale composto riempire le tarlette. Guarnire con le foglioline di ramerino.
Buon appetito!

by giovi

martedì 4 novembre 2008

Linea Verde a MC e i due minuti della Giovi

Già Giovi ce lo aveva anticipato nel post Le telecamere di Linea Verde nel maceratese e finalmente domenica scorsa abbiamo potuto vedere la trasmissione Linea Verde, alle 12:20 in Italia su Rai Uno e alle 16:20 in Argentina su RAI-International.
Al momento non ci sono disponibili video da rivedere, però possiamo fare un racconto dalle foto e mini-video che abbiamo preso dalla nostra TV.
Il programma, condotto da Massimiliano Ossini, è iniziato nel Frantoio Oleario Gabrielloni a Recanati dove le proprietarie, le sorelle Elisabetta e Gabriella hanno spiegato la raccolta delle olive, i diversi tipi che coltivano, dettagli della lavorazione fino all'imbottigliamento dell'olio extravergine d'oliva.

Poi Massimilano, accompagnato da Cinzia Pennesi, direttrice della Accademia della Libellula a Tolentino ha sorvolato in elicottero alcune città e ville della provincia. Il percorso è iniziato su una splendida Macerata, buona occasione per una breve rassegna della storia dello Sferisterio.


Poi riflettori puntati su Potenza Picena, sulla meravigliosa villa Bonaccorsi e i suoi magnifici giardini alla italiana del 700, Villa Gigli, proseguendo verso Montelupone, Civitanova Alta e Recanati città di Giacomo Leopardi e il colle dell'Infinito.

A San Leopardo, atterraggio e il conte Vanni Leopardi e l'agronomo Marco Menghini hanno mostrato i campi in cui sono coltivati dei legumi.

Il programma si è spostato a Civitanova, ad aspettare il conduttore c'era Luca Boldrini per parlare di pesca, una risorsa economica importante. Il porto, il mercato ittico, i controlli del pesce prima di essere confezionato.

Poi di nuovo si è tornato a parlare di olivi e olivicoltura a Monte San Giusto dove Lauro Costa ha presentato il suo libro sull'olio. E infine l'ultima parte si è svolta alla "Coriolana", villa del 500 costruita dal vescovo Nicolò Bonafede, recentemente ripristinata dal proprietario Evio Hermas Ercoli. Un breve percorso nell'interno fino alla cucina dov'era la cuoca Rosaria Morganti di Civitanova, che ha preparato un brodetto alla civitanovese.

Il programma è finito nel cortile della villa, dove si è paragonato il brodetto civitanovese con quello sanbenedettese. Quale ha vinto? Certamente quello delle Marche!
Vicino a queste bontà altri protagonisti dell'enogastronomia maceratese: il ciauscolo, le mele di camerino, i vini maceratesi e la novità: la marmellata di olive e la cioccolata all'olio d'oliva.

Ma chi stavamo aspettando? A lei. L'anconetana più maceratese del web: Gianna Ferretti, che nei suoi due minuti, per la rubrica "Vogliamoci Bene" ha spiegato alcuni benefici dell'olio extravergine d'oliva fin dai primi mesi di vita per la sua particolare composizione in acidi grassi e in fitonutrienti.Una domanda di una ascoltatrice è stata l'occasione per ricordare che tra le molecole contenute nell'olio extravergine c'è anche lo squalene. L'olio d'oliva fin dall'antichità era conosciuto per le sue proprietà salutari e dermocosmètiche.
Il programma, come al solito è finito con un brindisi e l'invito di Massimiliano a prendersi una pausa nella vita per godersi dei bei momenti, recitando gli ultimi versi dell'Infinito:

...Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare

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Mariana e Paula Moreno


by giovi

domenica 26 ottobre 2008

PhotoLive-blogging dal Salone del Gusto

La mastodontica struttura in cui si svolge il Salone, entriamo...

senza cartina è davvero difficile orientarsi...

0re.10.45- non ho ancora incontrato il sindaco di Sant' Elpidio a mare, dicono che sia qui per presentare l'asparago di San Giuseppe, io non lo avevo mai sentito, e voi?

ore 12.00- Ecco lo Stand della Regione Marche che ospita le cinque province: Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro-Urbino.

Se siete stanchi ci sono gli sgabelli con carta riciclata.

Queste sedie di cartone sono adorabili, viene la tentazione di prenderne qualcuna per casa...

Di nuovo davanti allo stand della regione Marche che ospita anche la provincia di Macerata. Certo che si poteva arredare un po' meglio... :)...

Di certo il Salone del Gusto è una vetrina importante... non so quanto costi però alle varie amministrazioni avere uno spazio qui a Torino. Si cominciano a fare dei bilanci e si parla di più di 105.000 visitatori, a 20 euro a testa, si fanno presto i conti...

Poteva mancare l'area delle città Slow?

Quanti comuni SLOW ci sono nelle Marche?

Lo Slogan del Salone è "Cibo Buono, Pulito e giusto". Le Marche sono una regione Buona, Pulita e giusta? :)

by giovi

giovedì 23 ottobre 2008

Maceratesi in trasferta al Salone del Gusto


Anche quest’anno non riuscirò ad essere al Salone del Gusto a Torino, ma non potevo non dare uno sguardo al ricco programma di incontri, degustazioni, mercatini conferenze e presidi in mostra al Lingotto per vedere come verrà rappresentato il territorio marchigiano e maceratese. Sarà un Salone che terrà conto dell’impatto ambientale, quindi in giro non si vedranno né moquette, né borse di plastica, né vernici sintetiche né allestimenti usa e getta perché materiali di difficile smaltimento. Da questa edizione e nelle future, l’impegno è di ridurre le emissioni di anidride carbonica e arrivare quanto più possibile vicini all'impatto zero. Quest'anno il traguardo è fissato ad una riduzione del 50% dei rifiuti per i due eventi, il Salone e Terra Madre. Nell'ultima edizione era stato riciclato il 17% dei rifiuti.

Le Marche saranno rappresentate in uno stand regionale, come nelle precedenti edizioni, inoltre saranno presenti le singole province con nutriti drappelli di amministratori pubblici, assessori e addetti ai lavori. Oltre ai classici prodotti locali (olio, formaggi, legumi, salumi, miele e derivati, confetture, conserve vegetali, mele rosa, vino) quest’anno l'Assessorato all'agricoltura della Provincia di Macerata ha puntato sul caciofiore, un particolare formaggio a pasta tenera la cui particolarità consiste "nella sua realizzazione con un caglio vegetale ricavato dal fiore di una pianta selvatica dei Monti Sibillini". La provincia ha avviato un progetto di recupero proprio di questo particolare formaggio. Tutti definiscono il cacio fiore maceratese una chicca per via dell’uso del caglio vegetale. A dire il vero l’uso del caglio vegetale è piuttosto esteso nel Mediterraneo e già diverse regioni come il Lazio e la Toscana ne fanno uso per produrre pecorini, alcuni già sotto l’ala protettrice della Slow Food. Credo che anche per il cacio fiore maceratese si tratti di caglio ricavato dal cardo selvatico, ho cercato di saperne di più rincorrendo al telefono uno dei produttori ma la ricerca è stata vana.

Cardo selvatico

Fin dall’antichità il fiore del cardo selvatico era usato per caseificare e l'uso della presura, è una tradizione antica. Gli agenti coagulanti sono enzimi proteolitici che attaccano le caseine del latte e destabilizzandole hanno un'azione analoga a quella del caglio animale. Le testimonianze storiche in proposito sono molte. Si possono citare per tutti tre autori del XV secolo. Lorenzo Magalotti, diplomatico e uomo di scienza di epoca medicea, in un manoscritto riporta la ricetta del marzolino prodotto con il fiore del cardo. Francesco Redi nelle "Esperienze intorno alla generazione degl'insetti" descrive i suoi esperimenti condotti sui marzolini e le ricotte di Lucardo che venivano tradizionalmente prodotti con la presura. Pantaleone da Confienza nella "Summa Lacticiniorum" descrive i diversi metodi per ottenere la coagulazione del latte e tra questi cita il fiore del cardo. "Conviene coagulare il latte con caglio di agnello o di capretto, quantunque si possa anche rapprendere con il fiore del cardo silvestre o coi semi di cartamo o col latte di fico. In ogni modo il cacio migliore è quello che è stato fatto col minimo possibile di medicamento" affermava infine Lucio Giunio Moderato Columella nel De Re Rustica, 50 d.C. Il CacioFiore facendo uso di caglio vegetale si prepara in Lazio e in Toscana. Qui sotto una mia foto del caciofiore laziale e gli steli del cardo selvatico.

Tra gli "Appuntamenti a tavola" del Salone che prevede venti cene a programma in ristoranti di Torino, tra nobili dimore e castelli del Piemonte ci sarà "Un giardino di sapori" affidato a Maria Pia Cioccoloni, socia della Slow Food-Corridonia. Maria Pia, imprenditrice molto attiva del Ristorante e Agriturismo "Giardino degli Ulivi" a Castelraimondo (MC), in occasione del Salone del Gusto, avrà l’onere e l’onore di proporre un menù nella splendida cornice della Villa Contessa Rosa nella Tenuta Fontanafredda (CN).
E poi? Ci saranno loro le “vergare” della Proloco di Piediripa di Macerata. Sono loro le protagoniste da un po’ di anni delle principali fiere e manifestazioni enogastronomiche maceratesi, erano al RACI e a Fritto Misto. Le vergare che un tempo “tiravano” la pasta sfoglia, saranno anche quest’anno una attrazione sicura al Salone di Torino.
Poteva mancare la Varnelli? Curiosando nel programma l'ho trovata. Domani l'azienda di Muccia rappresenterà il territorio maceratese nell'ambito di “I distillati del Mediterraneo” che permetterà agli appassionati di conoscere erbe e culture diverse alla base della produzione di liquori e distillati lungo le sponde del Mediterraneo.

by giovi

lunedì 20 ottobre 2008

Da Facebook alla Maratona di scrittura a Matelica


Da qualche giorno in rete si parla dell’ultima uscita del Garante della Privacy Pizzetti che suggerisce agli utenti della rete di iscriversi ai social network utilizzando un nickname. Ok, ma se scrivessi sotto un nome inventato, su Twitter o su Facebook, i social networks perderebbero la loro funzione, che sciocchezza! Io faccio un uso molto soft di Facebook, non ne ho ancora esplorato le potenzialità, vantaggi e svantaggi. Però è proprio da Facebook e dai miei contatti che sono venuti degli inviti interessanti. L’ultimo è di Luca Lorenzetti che sta usando il social network Facebook per invitare a partecipare ad un evento culturale che contribuisco volentieri a far conoscere. Si tratta della "Maratona di scrittura" a "LibriAmo" che si svolgerà a Matelica durante il prossimo week-end. La sfida è di scrivere un racconto breve in due ore o poco più. Ecco come viene presentato da Luca stesso l’evento che si svolgerà sabato 25 ottobre 2008 nel giardino di Palazzo Ottoni a Matelica. "Avete mai provato a sfidare voi stessi scrivendo un racconto mentre un cronometro segna il tempo che passa? Questa è la scommessa che dovranno accettare i partecipanti alla Maratona di scrittura di LibriAmo: due ore e poco più per comporre un racconto breve, che poi verrà esaminato da una giuria. Per i 3 migliori racconti sono stati messi in palio ghiotti premi.

La partecipazione alla maratona è gratuita e aperta a tutti, ma il numero degli iscritti è fissato a un massimo di 15. Per saperne di più: Libriamo.Marche.it o anche: Scritturacreativa.com.

Proprio su Facebook si possono vedere i contatti che hanno già aderito... avanti c’è posto!

Qui il programma completo della manifestazione che prevede anche diverse presentazioni di libri.

by giovi

giovedì 16 ottobre 2008

Le telecamere di Linea Verde nel maceratese



Dove sono le telecamere di Rai 1 in questi giorni? La troupe è nella campagna circostante la zona di San Leopardo a Recanati, Monte San Giusto e altri comuni, per girare i vari spezzoni della trasmissione Linea Verde. Sarà infatti parte del territorio maceratese il protagonista di una delle prossime puntate. Ieri le telecamere erano nell’azienda agricola dei Conti Leopardi, per riprendere alcune fasi della raccolta di legumi con una intervista al proprietario Vanni Leopardi. Poi le riprese si sono spostate a Casina Bonafede che si trova a circa due km dal centro abitato, di Monte San Giusto, in zona Campiglia. La famiglia Bonafede è stata una delle famiglie più influenti di Monte San Giusto, nel periodo rinascimentale Niccolò Bonafede, vescovo di Chiusi e abile condottiero al servizio dello Stato Pontificio decise di stabilire nella propria città natale una vera e propria corte.
Ho avuto la possibilità di assistere alle riprese in questa bellissima dimora anche conosciuta come “La Coriolana,” che di recente è stata completamente restaurata. Prima la presentazione di due piatti tipici come il “brodetto” e il polentone. Poi le telecamere hanno ripreso i vari tavoli su cui erano disposti i vari prodotti del territorio tra cui spiccavano le mele rosa, salumi, ciauscolo e formaggi.


Protagonista della puntata anche l’olio extravergine, produzione, qualità organolettica, uso nell'alimentazione e uno spazio in cui si è parlato dei suoi benefici effetti sulla salute. Di cose ce ne sarebbero tante da dire. Come si fa a concentrare tutto in due minuti?



Oggi la troupe sarà a Recanati tra gli uliveti dell’azienda delle sorelle Gabrielloni. C’erano anche loro ieri alla Coriolana, e si è parlato anche della loro ultima creazione, la prima marmellata di olive italiana: "Armonia d'olive" composta da olive fresche mature (55%), zucchero, succo di limone, buccia di limone, cipolla, miele e zenzero. La marmellata ha interessanti proprietà nutrizionali infatti oltre che per il basso contenuto di lipidi (pari al 6%), ha un altissimo contenuto di composti fenolici che sono composti che esercitano numerosi ruoli protettivi. Il prodotto presentato alcuni mesi fa, è già stato utilizzato da docenti e studenti dell'istituto alberghiero di Cingoli in varie ricette e abbinamenti. Suggerito dalle due imprenditrici l’abbinamento con bolliti di carne o con formaggi non stagionati.

Tra i dolci in mostra, la cioccolata dell’azienda maceratese Marangoni. L'azienda ha presentato la “cioccolata con l’olio extravergine di oliva”. I vari cioccolatini sono stati molto apprezzati da tutti i presenti.
Oggi incursioni di Linea Verde anche al mercato ittico di Civitanova.

by giovi

martedì 14 ottobre 2008

Master in giornalismo partecipativo all'Università di Macerata

Ne sento parlare continuamente, del fenomeno del Citizen Journalism, del giornalismo partecipativo, dei mainstream media, dei nuovi media, dell'evoluzione dei mezzi di comunicazione e di come cambia velocemente il modo di creare, fruire e distribuire la cultura, l'intrattenimento, l'informazione.

Un po’ mi sento partecipe anch’io delle nuove forme di informazione digitale, la curiosità fa il resto ed ecco uno dei quei corsi a cui mi piacerebbe iscrivermi se non avessi impegni di lavoro e familiari che spesso limitano i miei spostamenti. Ma magari come uditrice, chissà, potrei partecipare a qualche incontro del nuovo Master in giornalismo partecipativo promosso dall'Università di Macerata.

Le iscrizioni sono aperte fin da ora e scadono tra poco più di un mese. Leggo dal sito dell’università di Macerata che l'inizio delle attività didattiche sarà gennaio 2009, il master avrà durata annuale. Non manca un blog in cui il promotore, il prof. Gennaro Carotenuto, che insegna Storia del Giornalismo e Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Macerata, spiega le motivazioni che hanno portato all’attivazione del percorso formativo.

I soggetti a cui il master si rivolge sono laureati - laurea magistrale o vecchio ordinamento - in discipline della comunicazione, politologiche, sociologiche o umanistiche, che siano interessati a lavorare, o già lavorino, in ONG, media cooperativi, media no profit e in generale nati fruendo delle nuove possibilità aperte da Internet. Ad essi saranno fornite competenze per esercitare la funzione giornalistica o di media-officer, operatore di web-tv, web-radio, affinandole anche in caso di giornalismo free-lance.

Al master, con moduli didattici concentrati tra il venerdì e il sabato, per agevolare la partecipazione degli iscritti che lavorano, hanno confermato la loro partecipazione alcuni docenti esterni tra cui Gianni Minà, Rodrigo Vergara, fondatore e direttore di Arcoiris.tv, Alma Grandin, del Giornale Radio Rai, Luca Conti, del supplemento sull’innovazione de “Il Sole 24ore”, Emanuele Giordana, conduttore di “Radio 3 Mondo” Rai e direttore dell’agenzia di stampa Lettera 22, Marinella Correggia, tra le massime esperte italiane di giornalismo e consumo critico, Marina Forti, responsabile della redazione Mondo del quotidiano “Il Manifesto”. Alcune testate si sono mostrate disponibili ad ospitare stage, tra cui Radio Uno Rai, il quotidiano “La Stampa”, ArcoirisTv, CORECOM MEDIA NEWS testata giornalistica on line.

Il bando con le informazioni sui moduli didattici lo trovate qui. Avete tempo fino al 21 novembre 2008 per iscrivervi.

by giovi

giovedì 9 ottobre 2008

Come andare in brodo di giuggiole

Proprio in questo periodo maturano le giuggiole, ieri pomeriggio dall’albero che ho piantato alcuni anni fa, ne ho raccolte un po’ che vorrei usare per fare qualche ricetta. Il giuggiolo, importato dalla Siria dai romani, inizialmente è stato utilizzato come pianta ornamentale, poi considerato e rivalutato come un vero e proprio albero da frutto per le sue interessanti proprietà nutrizionali, tuttavia le giuggiole non si trovano spesso e sono considerate frutti dimenticati. Si consumano fresche o essiccate e si possono usare anche per preparare marmellate e sciroppi. Nella zona del monte Conero in passato, gli alberi erano più diffusi e i frutti si usavano per preparare una bevanda fermentata lo zizifo. La tradizione vuole che gli abitanti delle campagne marchigiane lo considerassero pianta sacra e al sorgere e al calar del sole lo onorassero con il segno della croce. Nella civiltà contadina le giuggiole erano considerate tra i frutti pettorali perché indicate per la cura della tosse.

Per preparare il salutare brodo di giuggiole ci sono diverse versioni. Il decotto può essere preparato approssimativamente come segue: acqua ½ litro, giuggiole ben mature 1/2 kilogrammo e 100 grammi di miele, far bollire per far spappolare i frutti, poi filtrare.

Interessante anche lo Sciroppo di giuggiole: Mescolare giuggiole e zucchero in proporzione 1:0,5. Conservare in recipienti di vetro e girare di tanto in tanto per facilitare il dissolvimento dello zucchero.

Su ebay si trova un liquore prodotto da una azienda maceratese, la Sigi, di cui ho già parlato. Si chiama Giuggiolone, ma non si tratta di brodo di giuggiole, è un vino dolce che ha richiesto diversi anni di ricerca per essere messo a punto.

Perchè si dice andare in brodo di giuggiole? che significa struggersi di gioia,di piacere? Probabilmente è un richiamo al tenore zuccherino dei frutti. Nel dizionario "Frase fatta, capo ha" sui modi di dire di Giuseppe Pinto si legge che la frase è la corruzione di un precedente detto: andare in brodo di succiole, la succiola nell'uso popolare toscano è la castagna cotta nell'acqua-. Una frase sinonima in disuso è andare in sollucchero.

Altre ricette oltre a brodo e sciroppo di giuggiole? potreste provare a preparare a casa il liquore di giuggiole, ecco come fare:

Ingredienti: 500 g di giuggiole, 0.5 litri di alcool, 2 hg di zucchero, scorza di limone non trattato, mezzo baccello di vaniglia. Porre tutto in un vaso , coprire e mettere all'aperto. Mescolare di tanto in tanto per agevolare lo scioglimento dello zucchero. Far maturare per qualche mese. Le giuggiole le potrete usare come snack dopo pranzo, il liquore troverà impiego come digestivo.

Disclaimer: l'autore di questo blog non ha interessi o collaborazioni con l’azienda citata nel post.

by giovi

martedì 7 ottobre 2008

Così sono trascorsi gli anni migliori- Il libro di Eno Santecchia

Eno Santecchia che ha già inviato in passato dei contributi interessanti da pubblicare, ci ha fatto avere una copia del suo libro "Così sono trascorsi gli anni migliori" (Lavoro Editoriale).

Andrea Bianchi, che ringraziamo, lo ha letto per noi.

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Figlio mio sono contento che sei tornato, ma avete perso tutto”. Con queste parole veniva accolto chi era appena tornato dai tormenti della guerra e della prigionia. In esse si rinchiudeva l’impossibile abbraccio tra chi patendo la vita grama era rimasto con chi invece, miracolosamente, era tornato a casa. Da questo dolore represso con forza d’animo è ricominciato il cammino di chi ha ricostruito un paese distrutto dall’assurdità del Regime, un percorso costellato di queste “minuscole” vite che si affacciano come stelle cadenti nel cielo della Storia, fatta con i suoi grandi personaggi e le loro avventure da raccontare. Vicende lontane nel tempo che mantengono intatta la forza del monito affinché non accada più. “Avevamo vent’anni siamo stati mandati a soffrire e morire in tutto il mondo contro altri giovani come noi, e al ritorno tutto era più difficile” ricorda con durezza quanto è ingiusto giocare con le speranze dei giovani e far patire loro i nostri errori, privandoli degli anni migliori.

Un percorso di vita che si snoda dalle dolci colline marchigiane alle sabbiose dune della Libia, colonia dell’Impero, per finire nei campi di prigionia in India. La brutale scoperta della propria impotenza di fronte alla forza del nemico, nascosta dalla propaganda che decantava oltremodo le dotazioni dell’Esercito Regio. Amarezze e delusioni che nulla tolsero all’ardore, al coraggio e all’eroico impegno dei nostri soldati, al contrario di quanto si sia detto o scritto a sproposito. Quei ragazzi che possono essere stati i nostri padri o i nostri nonni, “uomini dalla tempra eccezionale, abituati a resistere alla fame, sete e freddo, alle privazioni e alle malattie”, ci ricordano un passato a prima vista poco edificante di cui non andar fieri, ma che è comunque la si voglia vedere, parte della memoria del nostro Paese. Nicola Santecchia, lontano da casa per oltre sei anni di guerra prima, e dura prigionia dopo, ci rammenta col suo modo di fare che anche in condizioni avverse e lontano dai propri affetti non si perde la dignità, anzi la si difende con l’onore e il sacrificio del decoro della propria anima e spirito, l’orgoglio del lavoro seppure per il nemico, quando invece “alcuni oziavano nel modo più assoluto, diventando esseri apatici, (che) non si interessavano di nulla e si abbruttivano sempre di più. Questi prigionieri furono quelli che subirono i danni psicologici maggiori”.

Episodi brutali come il giovane ucciso all’assalto del grano all’ammasso a Colmurano nella primavera del 1944, oltre al sacrificio dei giovani Glorio della Vecchia, Giovanni Fornari e Guido Pacioni, tutti ventenni o poco più, sfatano il mito della “mitezza” del Regime Fascista che da tempo oramai si va affermando sempre più nell’opinione pubblica per bocca di improvvidi politici o in malafede o poco avvezzi ai libri di Storia, smascherando le orrende malefatte dei camerati nella provincia di Macerata. Una memoria da mantenere viva per non ripetere mai più gli stessi errori. Alla domanda frequente che tormentava quei ragazzi, reduci di guerra, sulla via di ritorno a casa, “come sarà ridotta l’Italia dopo i bombardamenti, dopo l’invasione tedesca, dopo la guerra civile e tutto il resto”, essi seppero rispondere nel miglior modo più semplice possibile, dando il proprio concreto contributo in prima persona, come sempre avevano fatto. Un insegnamento per le generazioni future per affrontare le difficoltà della vita, riscoprendo l’esempio dei propri genitori e nonni.

Colpisce leggendo questo libro, la formidabile parabola di un uomo che a bordo della Strathaird, dopo un lungo viaggio dal 1 agosto 1946 da Bombay al 22 agosto a Napoli, conclude un’esperienza unica e straordinaria che senza snaturare la sua natura di individuo che “odiava l’ozio e il perder tempo inutilmente”, lo porta a “sentirsi vivo” anche lontano dall’amata famiglia, rendendosi comunque utile. Sta proprio qui nel tratto tipicamente marchigiano della laboriosità del Santecchia, la “familiarità” di questo libro, come fosse l’esperienza del nonno e del padre di ognuno di noi. Un’avventura incredibile a dimostrazione che anche la più nota delle vicende storiche nasconde, come in un grosso baule, una miriade di “minuscole” esperienze umane che sebbene più esposte all’oblio, nulla hanno da invidiare alle mirabili gesta tramandate dei grandi personaggi della Storia, che pure qui nel racconto non mancano.

Andrea Bianchi

by giovi

sabato 27 settembre 2008

Bevande alcoliche e Tabelle ministeriali. Diamo i numeri!

“Bere poco, ma bere bene”, dovremmo ripeterlo più spesso. Avete già capito, voglio parlare della confusione, che forse era anche facile preventivare, provocata dalle tabelle che si prefiggono di sensibilizzare chi beve bevande alcoliche al fine di prevenire la guida in stato di ebbrezza. Tabelle quindi che dovrebbero informare i clienti sui livelli di alcolemia (concentrazione di alcol nel sangue) che si raggiungono dopo aver bevuto bevande alcoliche come birra, alcopop, vino ecc. Lo scopo principale è quello di: "contribuire ad identificare o calcolare le quantità di alcol che determinano il superamento del limite legale fissato per la guida e di promuovere una guida sicura e responsabile".

Il primo interrogativo che mi pongo è: A che servono se il decreto, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l’8 settembre, prevede che solo i locali che organizzano spettacoli musicali o teatrali e vendono alcolici, debbano affiggere la tabella in maniera ben visibile? Per questi locali le pene per chi sgarra sono pesanti: chiusura da 7 a 30 giorni. Ma vi sembra giusto che pizzerie e ristoranti, non le espongano? Semplicemente perché non fanno intrattenimento?

Le tabelle non sono facili da consultare, appena uscite il Ministero si è accorto di un errore e quindi dovranno essere sostituite a breve… intanto le guardiamo e riflettiamo. Pronti?

Nelle tabelle prima di tutto dobbiamo leggere i volumi presi come riferimento per i calcoli: Birra 330 cc, Vino 125 cc, Ready to drink 150 cc..

Più sotto è indicato il peso corporeo in kg e tabelle differenziate in base al sesso, spazio anche al tipo di assunzione: se a stomaco vuoto o pieno. Facciamo un esempio: come limite teorico indicativo per raggiungere i fatidici 0.50g/l di alcool, si possono bere 125 cc. di vino (pari a circa mezzo bicchiere) ma il calcolo vale se la gradazione del vino scelto è 12. E se ne ha 14? Armatevi di calcolatrice, e imparate a fare i calcoli dei grammi di alcol.

Facciamo un nuovo esempio. I “ready to drink” come Bacardi Breezer, Campari Mixx, Smirnoff Ice ecc. Per un certo peso non si dovrebbe superare il limite di 150 cc.; insomma meno della metà di una bottiglia di questi drink però sono bottiglie da 330 cc.

E se fate dei mix? Ancora calcoli da fare. Lo so, non è facile, anche per chi conosce l'argomento e mastica un po' di metabolismo e conosce la biochimica dell'etanolo.

Ci sono poi altre variabili non considerate nelle tabelle. Oltre ai fattori fisiologici più conosciuti come il peso, il sesso, oltre alla gradazione alcolica e al volume di bevanda ingerita, i livelli di alcool nel sangue dipendono dal tipo di assunzione, se acuta o frazionata.

Vedremo se ci sarà un incremento della sicurezza stradale portato dalle misure introdotte. O serviranno solo a mettere a posto la coscienza dei politici.

Per chi volesse saperne di più suggerisco Prosit Non Prosit, un blog davvero utile per conoscere come vengono pianificate le campagne di prevenzione anti-alcool in giro per il mondo, al tempo stesso potete curiosare tra le pubblicità di alcune bevande alcoliche.

Se ne parla anche su blog.bar.it.

by giovi

giovedì 18 settembre 2008

Ecco l'Associazione culturale Cronache Maceratesi

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www.cronachemaceratesi.it

(Spero che questo nuovo "spazio in più" sia di vostro gradimento).

Un ringraziamento speciale a chi ha contribuito in maniera determinante alla costruzione e alla lavorazione di questo blog storico, due persone straordinarie che ho avuto il piacere di conoscere in questa comunità online: Francesco Cittadini e Gianna Ferretti. Spero che anche loro in qualche modo potranno contribuire alla crescita di questa nuova Associazione, già lo stanno facendo con dei consigli che si sono rivelati molto preziosi.

Ovviamente resterò un fedelissimo di secondopiero.com, quest'alchimia di amicizia e ironia ormai mi ha catturato.

Spero comunque di vedere molti di voi su www.cronachemaceratesi.it

Il post di presentazione.

Grazie a tutti!

by Matteo Zallocco

domenica 7 settembre 2008

L'umorismo, la vocazione di Dino Pallonari


Cartesio sosteneva che una moderata scanzonatura è prova di temperamento gaio e di tranquillità d'animo e F. Ferrucci che “lo humour è la forma di speranza dell'intelligenza”. Andiamo quindi a parlare di Dino Pallonari un personaggio caldarolese assai caratteristico che ha sempre profuso del buonumore. Seguire i suoi passi ci consente anche di conoscere qualche scorcio di Caldarola del secolo scorso.

Il padre Guido e la madre Gigetta possedevano un forno a legna in piazza Cavallotti (attuale civ. 3). In paese tutti preparavano il pane in casa, loro lo cuocevano per conto terzi. Così il padre di buon'ora andava a ritirare il pane per il paese con la tavola sulle spalle; si pagava in base al numero di file da cuocere. Dalla metà degli anni Cinquanta l'attività dei Pallonari cominciò a essere più simile a quella dei panifici attuali: producevano pane per gli otto alimentari del paese.
Il piccolo Dino a scuola si applicava poco, era spensierato, gli piaceva giocare con i bottoni, le palline, le penne e a zegu. Il pomeriggio i genitori non avevano tempo per seguirlo nello svolgimento dei compiti. A scuola aveva sempre le battute e le scuse pronte. Alla domanda del direttore: “Chi prese porta Pia?” rispose: “Io sono entrato adesso non lo so!”. Nonostante i modesti risultati scolastici, la maestra Anita Sagripanti gli volle sempre bene e lo seguì, ma lui era troppo vivace.

Negli anni Trenta, il 50° Reggimento Fanteria di Macerata si recava ogni anno a Caldarola per il campo e i tiri a Garufa e sulla vicina montagna. La caserma aveva sede presso il palazzo al civ. 37 di via Simone De Magistris (ex abitazione dell'ostetrica Luisa Saracca). La cucina da campo aveva trovato posto vicino le scuole elementari, mentre i soldati consumavano il rancio in piazza Cavallotti. Il piccolo Dino familiarizzava con loro recitando delle scenette nelle quali ricopriva la parte di un vecchio col bastone. I militari ridevano e lo ricompensavano facendogli consumare il rancio nella gavetta d'alluminio.
Giunsero il secondo conflitto mondiale e poi l'occupazione tedesca che complicò la vita di tutti. Dino non aveva ancora l'età per rifletterci su, ma quella per collaborare nel forno dei genitori sì. Il comando nazista si sistemò nel palazzo Salvi in viale Umberto I (att. civ. 10). I tedeschi “chiesero” a Guido di fare il pane per le loro truppe. Spesso gli ordinarono anche di cuocere dei maiali interi e una volta ben 130 polli, tutti requisiti nelle campagne circostanti. I nazisti saldavano il conto con dei biglietti riportanti la scritta: “Paga Badoglio”. Anche in seguito il padre di Dino non riuscì mai a farsi rimborsare quei buoni spudoratamente fasulli!
Un giorno di quei dieci mesi terribili, i tedeschi si presentarono al forno sempre alla ricerca di pane e, non trovandolo pronto, presero in ostaggio la signora Gigetta. La caricarono a bordo dell'autoveicolo militare e, con il mitra puntato, la portarono in giro per il centro storico. Si accorse dell'accaduto il padre dell'ingegner Maraviglia che s'interessò alla sorte della donna. Dopo una mezz'oretta la lasciarono scendere davanti al forno parecchio impaurita.
Quando giunse la notizia che stavano arrivando gli alleati, per vederli, Dino e la sua combriccola si recarono sulla statale 77 a Caccamo, portandosi pomodori, cetrioli e meloni. I neozelandesi e i polacchi, che viaggiavano a bordo di camionette scoperte, contraccambiarono con delle sigarette Camel nei barattoli di latta.

Il parroco di Caldarola don Renzo Rossi organizzava varie iniziative tra le quali le recite al teatrino. Il sacerdote era un buon educatore, inculcava il rispetto per i genitori e per gli insegnanti. Dino era iscritto all'Azione Cattolica e a casa leggeva il periodico “Il Vittorioso”. Proprio su questo settimanale, nel 1939, esordì il grande disegnatore Jacovitti. Durante gli esercizi spirituali che si svolgevano nell'abitazione annessa al teatrino, i bambini dovevano restare tre giorni senza parlare. Dino era sempre il primo a rompere il silenzio! D'inverno don Renzo invitava in parrocchia i ragazzini di 15-16 anni e cuoceva loro le castagne per toglierli dalla strada ed anche per non farli andare a ballare. Nell'insieme don Renzo riuscì a dargli una visione positiva ed equilibrata della vita nel rispetto del prossimo.
Dino aveva un carattere gioviale, amava l'allegra compagnia. Sin dalle prime gite a piedi sui vicini colli di Croce, a Borgianello, al convento di Colfano, durante il percorso, raccontava freddure, faceva la macchietta animando, mimando e scherzando con i coetanei. Per lui l'umorismo era un dono di natura, nelle recite ricopriva sempre le parti comiche. E' sempre stato un improvvisatore, perciò era chiamato alle riunioni e alle cene dove portava una ventata di allegria. Le sue doti erano apprezzate anche da don Otello Luzi, parroco di San Martino, il quale lo voleva alle gite.
Nel dopoguerra fu fondato l'Oratorio Cristo Re con il quale Dino collaborò; all'inaugurazione furono organizzati dei saggi ginnici, nacque anche il periodico locale “L'Aquilone”.
D'estate Dino e i coetanei si recavano a scartocciare il granturco in campagna, alla fine del lavoro non mancavano mai la polenta e il ballo.

Quando Dino aveva 18-19 anni d'inverno i giovani s'incontravano e si divertivano nei veglioni caldarolesi, noti in tutta la Provincia. Allora il teatro di Caldarola era addobbato con mazzi di garofani rossi, ogni palco aveva un bivacco costituito da un caldaio d'alluminio con sotto un piccolo ventilatore che faceva muovere la carta rossa a mo' di fiamma. Sul palcoscenico campeggiava la foto del lago di Pievefavera: un ventilatore simulava le onde del lago facendo increspare il foglio di carta dell'immagine. Il pavimento era di legno, per non sollevare polvere durante le danze era trattato con la brillantina.
L'impeccabile organizzazione dei veglioni era merito dei fratelli Celso, Antonio, Petruccio e Raniero Grifi e di Antonio ed Enrico Marzioli. Ai convenuti era richiesto l'abito scuro. Tra i personaggi conosciuti dell'epoca che allietarono le serate, vi furono l'orchestra Filippini, la miss Lazio Rossana Galli, la cantante Annette, insieme all'accompagnatore di colore Salo' che suonava la tromba. A diciannove anni Pallonari entrò a far parte della locale filodrammatica “Gli amici dell'arte” fondata da don Renzo; gli incassi erano devoluti all'Oratorio e in opere pie.

Come abbiamo visto Dino ha interpretato ruoli comici in moltissime opere teatrali, tra quelle che ricorda con piacere, vi sono: “Satana”, il dramma “Al di là di ogni bandiera”, “Il Cardinale” con Augusto Fabbroni, “I tre giorni della merla” e “Il miracolo dell'amore” con Celso Grifi e Terenzio Carradorini. I costumi erano presi in prestito dal Seminario di Camerino.
Nella commedia “Il Bastone dello Zio” Dino recitava magistralmente il duplice ruolo del figlio della guardia campestre Passacantando e quello di spia. Ancora oggi lo ricorda con piacere come il suo preferito, il personaggio satirico per eccellenza.
Qualunque discorso si faccia Dino ha sempre la battuta pertinente. Per questo si è distinto brillantemente anche in un'altra disciplina: il raccontar barzellette. Il suo segreto: non si dilunga su ciò che non serve alla storiella, genera una tensione che tiene ben desto l'interesse, imponendo un ritmo sostenuto per ottenere il risultato finale: la risata!
Quando c'è lui a raccontare le barzellette in italiano o in dialetto, gli spettatori si divertono e la serata riesce sicuramente. Lo dimostrano i successi di pubblico ottenuti ad Ancona presso lo stabilimento farmaceutico Angelini, al rione San Giuseppe di Jesi, al ristorante Oasi di Costa di Staffolo durante la riunione del volontariato di Ancona, a Recanati, a Mogliano, a Gualdo, alla Bura di Tolentino e alla Corrida di San Ginesio.
Fu ben lieto anche di rallegrare gli anziani della casa di riposo di Tolentino. L'umorismo gli scaturisce dall'animo, alla fine di ogni spettacolo è soddisfatto e gratificato di aver fatto divertire il pubblico. Si ritiene più apprezzato fuori di Caldarola e ricorda: “Nessuno è profeta in patria”.
Quando si presentò per la sesta volta all'esame teorico per la patente di guida, l'ingegnere gli domandò: “Quando avviene l'accensione?” Dino rispose: “Quaranta giorni dopo Pasqua”. Fu bocciato di nuovo, ma successivamente l'ingegnere lo riconobbe per la simpatica battuta e riuscì a superare l'esame.

Negli anni 1982-83, Dino, con il nome d'arte di “Mandrake”, preso dal famoso illusionista e ipnotizzatore dei fumetti, condusse programmi notturni dai microfoni di Radio Zona L di San Ginesio e di Radio C1 di Camerino (con le spalle Gigi Quacquarini di Tolentino e Giulio Salvatori di Caldarola).
Dino ha scritto le seguenti farse dialettali in atto unico: “L'ambulatorio”, “Il gabinetto dentistico” e “L'esame per vendere il vino”, tutte da lui interpretate e rappresentate con buon successo di pubblico.
È stato anche massaggiatore della squadra di calcio di Caldarola negli anni 1950-60, di Belforte del Chienti e in ultimo di Sarnano, ricevendo varie coppe e targhe.
Divertirsi e trascorrere momenti in allegria sono importanti, ma a Caldarola non è stata dimenticata la beneficenza. Dal giugno 1998 i ricavi di molte rappresentazioni teatrali, per oltre seimila euro, sono stati devoluti al Comitato Marche dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Eno Santecchia

by giovi

martedì 26 agosto 2008

Una ragazza della porta accanto a Etsy

Che Mariana e Paula vendono i loro prodotti artigianali a Etsy ormai lo sapete da tempo. Etsy non è solo un sito bello da navigare dove si vendono degli oggetti fatti a mano, è anche un aggregatore sociale dove poter trovare artigiani da tutto il mondo... e perché no? anche di Macerata. Ma quanti maceratesi possiamo trovare a Etsy? Per ora solo una... e lei ::sämyii::!



Si tratta di Diana, una ragazza di 24enni, che abita a Macerata City, è iscritta al II livello in Grafica, all'Accademia di Belle Arti di Macerata, come tanti studenti sta preparando la sua tesi finale. Diana esprime la sua creatività creando degli oggetti coloratissimi e oggi ci racconta non solo delle sue passioni, ma anche della città in cui vive.....



Diana, l'abbiamo incontrata un giorno tra le bancarelle virtuali di Etsy. Diana abita a Macerata, è iscritta al II livello in Grafica, all'Accademia di Belle Arti di Macerata, come tanti studenti sta preparando la sua tesi finale. Diana esprime la sua creatività creando degli oggetti coloratissimi e oggi ci racconta non solo delle sue passioni, ma anche della città in cui vive.

Conoscevi SecondoPiero? Ne hai mai sentito parlare?

No, non conoscevo SecondoPiero, ma mi sembra un bel modo per conoscere gente.

Che ne pensi del divertimento a MC?
Il divertimento è relativo a quello che piace. Diciamo che essendo una piccola città non ha tantissime cose da offrire, ma nel suo piccolo ci si può comunque divertire. Una cosa che non ha prezzo rispetto ad altre città è proprio la tranquillità.

Pensi che Macerata offra possibilità di sviluppare la tua attività ? Che mercatini ci sono in cui gli artigiani possono esporre i propri lavori? E in provincia?
Confrontandomi con altre artigiane di tutta Italia ho constatato che le Marche in generale sono molto organizzate in questo senso: praticamente ci sono mercatini tutti i fine settimana... basta spostarsi di città in città. Macerata poi organizza ormai da tantissimi anni "Il Barattolo", un mercatino dell'usato e dell'artigianato che richiama sempre molta gente e anima un po' il centro storico.



L'artigianato per te è come un lavoro o come un hobby?
Per adesso è solo un hobby, nato dalla passione per il "fatto a mano", che mi ha sempre dato un' idea di indipendenza e mi ha permesso di concretizzare la mia creatività. Devo dire che sarebbe un sogno poter vivere grazie alla propria creatività!

Descrivici la tua produzione, che tipi di oggetti fai, quali sono i parametri del tuo design?
Creo principalmente accessori: da orecchini, collane, spille, cerchietti, a borsellini ed altri oggetti particolari. Il bello infatti è che mi diletto a fare un po' di tutto e questo rende il mio repertorio molto vario. Amo creare con tutti i tipi di materiale, che ogni volta cerco di reinventare per creare qualcosa di nuovo. Sono una grande appassionata di design e una grande sostenitrice di Munari.

Raccontaci come hai conosciuto Etsy, come ti trovi, le tue aspettative e quello che ti proponi.
Quando ho trovato Etsy è stato amore a prima vista. Ne avevo sentito parlare in alcuni blog di ragazze americane e così sono andata a farci un giro. Per me Etsy, oltre ad essere una enorme fonte di ispirazione è proprio una filosofia di vita: chiunque può vendere le proprie creazioni, dai bambini a grandissimi e talentuosi artigiani.
Non c'è la freddezza che si può incontrare in un normale negozio ma al contrario si percepisce l'amore e la passione che c'è dietro ogni oggetto, realizzato con tanta cura fino ai più piccoli dettagli.
Io mi trovo molto bene, socializzo con persone di tutto il mondo, e l'idea che le mie creazioni siano apprezzate anche in altri paesi mi da ogni giorno più carica per andare avanti. Non ho aspettative particolari, per adesso. Mi piacerebbe accrescere un po' il
mio negozio, ma come tutte le cose richiede molte attenzioni e tempo. Sicuramente però sarà una cosa che cercherò di portare avanti assolutamente.

Quali sono alcuni dei pregi e difetti che ne trovi a Etsy?
Difetti non ne ho ancora notati. Pregi tantissimi: una cosa che mi fa impazzire è Alchemy. In questa sezione il negozio funziona alla rovescia: qui il committente che vuole una cosa particolare descrive accuratamente cosa desidera e gli artigiani in grado di soddisfare tale desiderio si contendono l'oggetto. Un artigiano che si sa molto adattare può trovare molte possibilità di sviluppo anche in questa modalità di vendita.
Altri pregi:
- è facilissimo da usare.
- si possono acquistare gli oggetti in base al
luogo di provenienza.
- il
treasury, ovvero le foto selezionate nella home propongono tanti stili diversi, anche questi di grande ispirazione per un potenziale cliente.
- si possono
collezionare i propri oggetti favoriti per non dimenticarli.

Abbiamo visto che oltre allo store a Etsy hai un Flickr e un blog tutti chiamati ::sämyii::, da dove viene questa nick?
Si, ormai sono conosciuta da tutti come ::sämyii:: e questo permette di identificare subito i miei spazi. Il nome nasce da un soprannome riadattato in chiave fantasiosa.

Internet, i blogs, flickr sono solo un mezzo per socializzare o ti offrono delle altre possibilità ?
Il mio blog viene utilizzato principalmente per aggiornare le date dei mercatini a cui partecipo, in modo che i miei più affezionati clienti possano trovarmi e ritrovarmi.
Con Flickr invece è tutta un'altra cosa, mi ha aperto tantissime possibilità. Ho conosciuto tantissime persone con i miei stessi interessi e gusti e, tramite alcuni gruppi ci si scambiano consigli su ogni tipo di argomento.
Le mie foto sono state più volte pubblicate su riviste e cd in paesi diversi e mi sono state offerte tantissime altre opportunità. In più sono felicissima di ricevere ogni giorno tanti complimenti per quello che faccio e questo davvero da una carica unica. La visibilità che offre Flickr è davvero diversa da tutte le altre.

Oltre a
Etsy dove si possono acquistare i tuoi lavori?
Naturalmente chi è di Macerata può trovare i miei lavori nella mia bancarella: per sapere le date basta seguire il mio blog!
Sto aprendo un negozietto on-line su Dawanda.com, ovvero un Etsy alla europea, più pratico per le spedizioni visto che non si paga la dogana, e con tutti i prezzi in €.
Inoltre sto iniziando delle altre collaborazioni sia con negozi web che non... presto vi farò sapere.

Abbiamo visto che sei stata inclusa in un libro di manualità "I LOVE HANDICRAFT: 56 craft creators' interview and diy tips", com’è che una ragazza di Macerata arriva in Cina?
Sono stata contattata tramite Flickr, uno degli editori ha scovato i miei lavori e gli sono piaciuti. Nel libro sono raccolti lavori di 56 creativi di tutto il mondo, con interviste, foto e contatti, una grandissima opportunità per me.
Sempre con gli stessi editori è probabile che partecipi ad un nuovo libro... ma per adesso non posso svelare di più.



Chiunque voglia contattare Diana, può farlo tramite internet! Diana realizza oggetti personalizzabili anche su richiesta!

Grazie mille Diana!!! a presto allora su
Etsy o in occasione dei mercatini dell'artigianato a cui parteciperai!

by giovi