Un premio che inorgoglisce Macerata, la sua città.
2005...
...2008
E ora tutti aspettano la sua Carmen allo Sferisterio.
Di seguito, l'intervista rilasciata a Quotidiano.net.
Los Angeles, 25 febbraio 2008 -
''Spero di non avere dimenticato nessuno - afferma pochi minuti dopo avere vinto l'Oscar - non mi ricordo più che cosa ho detto''.
Doveva essere una Londra tenebrosa. Abbiamo creato quasi tutto in bianco e nero, facendo una eccezione per il rosso: il colore del sangue, del giudice e della casa''.
''Lavorare con Tim Burton è stata una cosa veramente fantastica - aggiunge Ferretti - E' un grande artista e già avere la possibilità di lavorare con lui è un premio. Mi ha aiutato ad aprire ancora di più la mia visione, ad approfondire la mia conoscenza del tema da sviluppare. Una grande esperienza''.
Ma resta la incredulità, in Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, per un successo agli Oscar tante volte sfiorato e così spesso non raggiunto. ''Abbiamo accumulato sedici candidature in famiglia - afferma Ferretti - e adesso sono venuti anche quattro Oscar''. Troppe volte in passato avevano visto premiare colleghi con un lavoro inferiore per l'effetto domino di un film che vince in tutte le categorie anche dove non meriterebbe.
''Questa seconda vittoria è forse ancora più bella della prima - afferma Ferretti - ma non faccio ingiustizie. Per me questi Oscar sono due gemelli. Dopo il successo con 'L'Aviatore' è una conferma dell'apprezzamento per il nostro lavoro. Una cosa che mi fa molto piacere''.
''Dedico questo Oscar a tutte le persone che fanno il mio mestiere'', prosegue Ferretti che si è fatto prestare dalla moglie anche il secondo Oscar e dopo averli ammirati in silenzio comincia scherzosamente ad alzare le braccia, usandoli come pesi in palestra, ancora quasi incredulo che i due 'gemelli' non siano finiti nelle mani rapaci de 'Il Petroliere'.
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Si trova quindi a collaborare con numerosi altri registi italiani, tra i quali Elio Petri, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Luigi Comencini, senza dimenticare Federico Fellini, la cui arte era totamente opposta a quella realista di Pasolini. Con Fellini Ferretti lavora per "Prova d'orchestra" (1979), "La città delle donne" (1980), "E la nave va" (1983), "Ginger e Fred" (1986) e "La voce della luna" (1990).
Circa verso la metà degli anni '80, Ferretti comincia ad essere chiamato a lavorare al di fuori del panorama cinematografico italiano. La sua prima prova internazionale arriva nel 1986, quando collabora con il regista Jean-Jacques Annaud per la versione cinematografica de "Il nome della rosa", tratto dal romanzo omonimo di Umberto Eco. Nel 1989 e nel 1990 ottiene due nomination all'Oscar, insieme alla moglie, Francesca Lo Schiavo, sua abituale collaboratrice, per il suo lavoro ne "Le avventure del Barone di Munchausen" dell'ex-Monty Python Terry Gilliam e dell'"Amleto" di Franco Zeffirelli.
La collaborazione con Scorsese intanto continua con altri film, quali "Casino", "Kundun" (scenografie e costumi che gli valgono la quinta candidatura), "Gangs of New York" (per il quale ha ricostruito la New York di fine '800 nei teatri di posa di Cinecittà) e "The Aviator" che frutta a lui e alla moglie Francesca Lo Schiavo l'ambita statuetta.