sabato 31 gennaio 2009

Io riciclo, tu ricicli, noi ricicliamo



Nel mio quartiere è iniziata da alcune settimane la raccolta differenziata Porta a Porta, quindi siamo stati forniti di contenitori in cui sistemare separatamente la carta, il vetro, le lattine, e i rifiuti organici. Questo tipo di raccolta dei rifiuti, è ormai diffusa in molti comuni italiani. Anche nel maceratese è iniziata, non sempre con consensi da parte dei cittadini. C'è perfino una classifica dei comuni più virtuosi. Nel 2008, sono stati 11 i comuni marchigiani che hanno superato il 40% della raccolta differenziata secondo gli obiettivi previsti dalla legge. I comuni Ricicloni sono: Montelupone, Porto Sant'Elpidio, Serra de Conti, Potenza Picena, Monsano, Ostra, Camerino, Barbara, Castelleone Di Suasa, Urbisaglia, Ostra Vetere.

Un piccolo bilancio di queste mie prime settimane di Porta a Porta, il contenitore della carta è quello che si riempe più velocemente, giornali, involucri e contenitori di alimenti, detersivi, il tetrapak. Si stima che il packaging, le confezioni dei prodotti che acquistiamo, occupi circa il 75% del volume di rifiuti. Il food packaging è circa il 50% del packaging totale. La confezione degli alimenti assolve indubbiamente a diversi ruoli: protegge le derrate alimentari da contaminanti ambientali, ha quindi una funzione importante per l'igiene. Serve per il trasporto e per prolungare la conservazione. Il packaging è anche un veicolo per informazioni tra aziende e consumatori, contiene infatti alcune diciture obbligatorie come l’etichetta alimentare.
Esaurite le loro funzioni, le confezioni sono un rifiuto. Come ridurre l'impatto? E la quantità dei rifiuti?

Leggo che sarebbe utile seguire le 3 R: Reduce. Ricicle.Reuse

-Ridurre quindi l’acquisto di prodotti confezionati, come la frutta, ortaggi, formaggi takeaway nella vaschetta del polistirolo.

-Riciclare.

-Riusare materiale utile. Il vetro può essere impiegato per altri liquidi, per le confetture domestiche. E la carta di opuscoli, food packaging, confezioni di carta o cartone?? Come prolungarne la vita? Le mie due amiche Mariana e Paula, che vivono in Argentina hanno pensato di riproporle in modo decisamente insolito. A Olivos dove vivono, non viene fatta la raccolta differenziata e allora, ecco l'idea. Perchè non utilizzare il materiale degli imballaggi che a volte sono robusti, resistenti, di bella fattura, per confezionare quaderni e blocchi? L'idea percorsa anche da altri artigiani, si è concretizzata anche nelle loro mani.

In alto un quaderno confezionato con un opuscolo divulgativo della Regione Marche.


Ecco come due confezioni di alimentari, si trasformano in blocchi per appunti. Altre creazioni le trovate qui e sono in vendita su Etsy.com.

by giovi

venerdì 30 gennaio 2009

Oggi mi sento guerrilla gardener

La qualità degli spazi pubblici delle città influenza decisamente la qualità della vita degli abitanti ed al medesimo tempo riflette il livello culturale e civile della convivenza nelle comunità. Il verde urbano nei suoi molteplici aspetti, alberature, giardini, siepi, fiori, tappeti erbosi e quanto altro costituito da materiale vegetale vivo - assolve ad una serie di funzioni fondamentali. Notevole è la capacità delle piante di abbattere il livello d'inquinamento atmosferico e acustico. Il ruolo positivo esercitato dal verde urbano per la salute è stato confermato da un gruppo di sociologi e urbanisti olandesi che ha proposto di attribuire al verde, il ruolo di ricostituente urbano Vitamina V, dove V sta per verde. La vegetazione, un consapevole uso dell'acqua, consentono inoltre l'abbassamento della temperatura ambientale nei periodi estivi di diversi gradi. Il verde influisce sul mantenimento di un sano equilibrio fisico e psicologico dell'uomo offrendo momenti di relax a contatto con gli elementi della natura. Non trascurabile inoltre è la funzione estetica del verde che eleva notevolmente la qualità del paesaggio urbano. Nonostante i ruoli positivi non sempre le amministrazioni ne tengono conto nella pianificazione urbana. Quante volte capita di vedere zone della città degradate e poco curate? O taglio indiscriminato di alberi anche secolari? Gli esempi non mancano.

Per quanto riguarda l’offerta di verde disponibile per abitante, sono i comuni più piccoli, in termini demografici, ad offrire ai cittadini un’elevata quantità di verde urbano.

Perugia mette a disposizione 40 metri quadri (mq) di verde urbano per abitante, Bologna 28,9 mq, a Napoli 2,1 mq e a Bari 2,9 mq per abitante per fare qualche esempio. La provincia di Macerata è ai primi posti in Italia per qualità dell'aria, e per il verde urbano, come rileva l‘indagine pubblicata qualche mese fa. Sapete quanti metri quadri ha a disposizione un maceratese? 26. I cittadini di Ancona, hanno una superficie di verde per abitante inferiore, pari a 15 metri quadrati. Non sono tanti, cosa possiamo fare nel nostro piccolo per sensibilizzare chi ci circonda sulla importanza del verde? Con il motto: "Trasformiamo il cemento in fiori", un gruppo di volontari appassionati del verde ha deciso di promuovere in concreto, una maggiore attenzione del verde urbano. Sono i membri di Guerrilla Gardening, ma non fatevi spaventare dal nome, le loro sono azioni dimostrative per opporsi attivamente al degrado urbano agendo contro l'incuria delle aree verdi. Come?

La loro attività principale è quella di rimodellare ed abbellire, con piante e fiori, le aiuole e le zone dimesse o dimenticate delle città. Il movimento è nato in Italia circa 2-3 anni fa da un gruppo di giovani milanesi. I primi guerriglieri verdi di cui si abbia notizia hanno operato a New York. Di loro restano le istruzioni su come fare le bombe di semi per diffondere semi anche in posti irraggiungibili, come le discariche, con un minimo sforzo e un minimo impiego di tempo. Sul sito Guerrilla Gardening si trovano tutte le istruzioni, anche per preparare le bombe di semi, e idee da seguire, ovviamente non mancano foto e testimonianze delle loro imprese, come questa o queste.

Oggi mi sento guerrilla gardener anch'io.

Ho già individuato una zona nel mio quartiere che merita più attenzione. Ho comprato dei bulbi e invasato qualche piantina di alloro che prossimamente verrà messa a dimora.

Avete zone da segnalare? Vi piacerebbe vederle rifiorire? Scattate una foto e inviatela o lasciate un commento. Basta poco per far fiorire la vostra città.

Da leggere: L'ambiente delle città.

Da ascoltare: Bombe di semi

by giovi

venerdì 23 gennaio 2009

Carlo Magno in val di Chienti


Quello che storicamente conosciamo come capitale dell’Impero carolingio, è l’Aquisgrana che sorge presso la località di Aachen, nell’attuale Germania. Il corpo di Carlo Magno, “patricius romanorum” e fondatore del Sacro Romano Impero, riposa proprio nella città tedesca. La scarsità dei documenti in quel periodo (alto Medioevo) oltre che la difficile interpretazione degli stessi ha generato, secondo le ricerche del Prof. Giovanni Carnevale e suoi collaboratori, equivoci storici eclatanti, che hanno indotto a macroscopici errori.

Domenica 25 Gennaio, alle ore 17.00, a Loreto, presso la Sala Consiliare, si svolgerà la presentazione dell'ultimo libro "L'Europa di Carlo Magno nacque in val di Chienti", con la presenza degli autori, il Professor Giovanni Carnevale, Giovanni Scoccianti e Marco Graziosi. Nel libro si delineano storicamente 5 secoli di vicende ed avvenimenti. Si tratta di un lavoro contenente fonti ed informazioni finora sconosciute.

L'appuntamento è stato organizzato dal Comune di Loreto - Assessorato alla Cultura e dall'Archeoclub "Bassa valle del Potenza".

Vi aspettiamo!

by giovi

giovedì 22 gennaio 2009

Gourmet 2009: Il maceratese e quelli che le guide .....

In edicola, allegata alla rivista Tuttoturismo (costo 3 euro), trovate la guida dei ristoranti Gourmet 2009, Editoriale Domus. La guida è curata da Emanuele Barbaresi, un giornalista di Quattroruote e dai suoi sette collaboratori. La guida che vi portate a casa contiene come dichiarato in copertina, 249 recensioni di ristoranti italiani e di 90 stranieri, 100 ricette regionali tipiche, 200 prodotti locali di eccellenza. Sono già iniziati on line i primi confronti con altre guide più datate, tra consensi o critiche da parte degli addetti ai lavori. Non è di questo che vorrei parlare.
Ho sfogliato le pagine sulle Marche e non si può non notare l'assenza della provincia maceratese, oltre ad altre lacune. Ci auspichiamo che il prossimo anno i curatori si spingano più a sud della provincia di Ancona. Ammettono gli stessi autori che il budget era limitato in questa prima edizione. I ristoranti marchigiani segnalati sono: Il Piastrino a Pennabilli (PU), Uliassi e La madonnina del pescatore a Senigallia (AN), il Symposium a Cartoceto (PU), Il Saraghino a Numana (AN). Nessun ristorante maceratese o della provincia di Ascoli Piceno quindi.

Allora ho cercato se ci fosse qualche prodotto alimentare maceratese che avesse colpito i curatori. Sapevo che avrei trovato una descrizione stringata, infatti lo stesso curatore ha precisato che: "oltre alle recensioni, ci sono solo due pagine per regione che presentano in modo molto sintetico i principali prodotti del territorio. Giusto per avere un quadro di riferimento."

OK, fatta questa premessa riporto in sintesi i prodotti segnalati. "Della norcineria marchigiana che vanta" -secondo gli autori- "alcuni prodotti di spicco, ci sono il prosciutto crudo di Carpegna, prodotto nel cuore del Montefeltro..... e il salame di Fabriano (presidio Slow Food).... Non trovate imperdonabile l'assenza del ciauscolo?

Andiamo alla cucina regionale di mare che -si legge-fa molto affidamento su pesce azzurro (sarde alla marchigiana), sogliole, triglie e seppie. Notevole la qualità dei molluschi come le cozze, quelle selvagge della riviera del Conero vengono chiamate Moscioli (presidio Slow Food). Non vogliamo citare nella cucina di mare lo stoccafisso all'anconetana? e il brodetto di Porto Recanati?

Continuiamo la lettura di Gourmet: Non bisogna dimenticare che le Marche sono anche terra produttrice di paste alimentari, ecco allora un piatto, i vinci sgrassi, conteso tra Macerata e Ancona. Si tratta di una pasta al forno generalmente farcita con rigaglie di pollo, trito di bovino, o agnello e funghi. Veramente questa è una ricetta che andrebbe confrontata con l'originale, ci sono i funghi? Io trovo che i maccheroncini di Campofilone siano degni di essere citati.

Fra i dolci, è riportata la specialità di Serra dei conti: il lonzino di Fico (presidio Slow Food). E i cavallucci? Il frustingo? I calcioni?

Andiamo ai vini. Il vessillo dell'enologia Marchigiana secondo gli autori è il Verdicchio di Castelli di Jesi e di Matelica. Fra i vini rossi si distinguono il Rosso Conero e Rosso piceno. Una Doc meno conosciuta e quella del Lacrima di Morro D'Alba. E la Vernaccia di Serrapetrona? manca all'appello.

Altri prodotti segnalati: "Gustose le olive ascolane del Piceno, che sono alla base di una preparazione molto nota della cucina marchigiana, le olive ripiene..... Più a ovest, le colline e i monti dell'Appennino, zone selvagge e fascinose protette dal parco nazionale dei Sibillini, sono il regno di funghi, tartufi, celebre quello bianco di Acqualagna. Acqualagna dista parecchi km dai Sibillini.

Tra le inserzioni pubblicitarie, come si evince dall’impaginazione e dalla scritta “IP” presente nelle pagine di riferimento, ugualmente inesistente il maceratese. Tra i prodotti segnalati l'olio extravergine Raggia prodotto da una azienda di Roncitelli di Senigallia. Vogliamo sorvolare sull'errore di stampa nella immagine dell'olio prodotto (pag.299)? Ma come si fa a definire l'olio di raggia, come un olio ricavato da olive molto vecchie provenienti da alberi secolari. Olive molto vecchie? Imperdonabile descrizione di un olio mono varietale.

I limiti, li ammettono gli stessi autori, sono legati al prodotto nuovo, al budget limitato e, anche a possibili sviste.

Credo che ci sarà un seguito nel 2010, invitiamo gli autori a fare un giro nel maceratese? Nelle Marche, non ci sono solo i presidi Slow Food, di cui alcuni caduti nel dimenticatoio. Io suggerirei agli autori anche la lettura di una curata pubblicazione dell'Assessorato all'Agricoltura, Alimentazione e Pesca della Regione Marche. L'opuscolo, ricco di particolari, aneddoti e curiosità, si intitola: "I prodotti tradizionali della Regione Marche" ed è stato curato da Ferruccio Luciani.

by giovi

sabato 17 gennaio 2009

Risotto alla milanese, zafferano dei Monti Sibillini

Anche a casa della Giovi è Risotto day.

Oggi 17 gennaio 2009 infatti è l'appuntamento promosso dal GVCI, Gruppo Virtuale Cuochi Italiani, un appuntamento planetario, tutti i cuochi italiani del mondo faranno il risotto alla milanese. Il più grande produttore di zafferano è l' Iran, la produzione è stimata tra le 90 e 200 tonnellate all'anno. Segue il Marocco (2 tonnellate stimate), Spagna (1,2 tonnellate) e Kashmir (la più pregiata). Piccole produzioni in Grecia a Kozani (Macedonia), Francia a Quercy (Midi-Pirenei), Il Gâtinais (Loiret), Saint Blaisee en Limousin, in Italia Zafferano di Navelli (Abruzzo), Zafferano di Turri (Sardegna), Zafferano di Cascia (Umbria), Zafferano di San Gimignano (Toscana).

Lo zafferano che ho impiegato è Made in Monti Sibillini, infatti come avevo già scritto, diversi agricoltori marchigiani, stanno sperimentando la preziosa coltivazione.

Ho scoperto una piccola produzione anche dalle parti di Recanati. :)

by giovi

giovedì 15 gennaio 2009

Alimentazione e salute: una ricerca sul latte crudo

Torno a parlare del latte crudo, delle sue proprietà nutrizionali e di un progetto che mi è molto caro. Chi ha seguito le vicende degli ultimi mesi, avrà osservato che da una parte ci sono i fan e i produttori che difendono il latte crudo e affermano che il lattosio contenuto è tollerato anche da chi abitualmente non lo digerisce ed è costretto così ad escludere il latte bovino dalla propria alimentazione. Buone notizie quindi per tutti coloro che sono intolleranti al lattosio, il principale zucchero del latte?

Dall'altra parte gli scettici che affermano che non ci sono fondamenta scientifiche che sostengono certe affermazioni dei produttori e non ne condividono il loro entusiasmo. Ho seguito un po’ il dibattito, ho letto degli articoli scientifici e mi sono chiesta: Ma è possibile che nessuno dei produttori o loro supporter abbia sentito l'esigenza di dare fondamenta scientifiche che potrebbero supportare le loro affermazioni? Il latte crudo, che possiede un maggior contenuto in batteri lattici, e ovviamente se sono assenti i patogeni, può essere veramente utile ai soggetti che sono intolleranti al lattosio? Possiamo fare delle ipotesi sui meccanismi molecolari?

Insomma, mi sono appassionata all'argomento e mi è venuta una idea per una ricerca da portare avanti. Uno studio, i cui risultati potrebbero dare delle risposte o comunque aiutare a comprendere meglio le differenze tra il latte crudo e il latte trattato termicamente (pastorizzato o UHT). L’idea postata sul mio blog ha raccolto già delle adesioni. Andrea Busetto che gestisce la sua azienda e allevamento nel Montefeltro, mi ha inviato una tesi di laurea che analizza alcuni aspetti nutrizionali del latte crudo, altri allevatori mi hanno scritto per confermare l’interesse a collaborare

Non nascondo che mi farebbe davvero piacere se potessimo realizzare concretamente il progetto che ho in testa coinvolgendo anche i produttori locali. Ricorderete nelle Marche ce ne sono diversi, qui trovate la mappa nazionale. Nel maceratese se ne trovano sei, per la precisione sono a Urbisaglia, due a Tolentino, a Macerata, a San Severino Marche e a Ripe San Ginesio.

Se passa da queste parti qualche altro produttore disposto a collaborare, mi può scrivere e ci confrontiamo. In particolare mi interessa sapere se qualche produttore può mettere a disposizione il pastorizzatore. Mi dicono che alcuni micro caseifici dovrebbero averne in dotazione. A breve un progetto con aspetti e logistici ed economici descritti con maggiore dettaglio. Io come già detto, mi offro come volontaria per coordinare la cosa.

by giovi

venerdì 9 gennaio 2009

Operazione Rosso Cocciniglia


Gli insetti essiccati Dactylopius coccus da cui si estrae il colorante rosso cocciniglia (E120)


Il tritatutto è uno dei posts a cui sono più legata, è stato il primo che ho scritto qui sul blog Cronache Maceratesi. Avevo parlato di etichette fuorvianti e di coloranti alimentari, per la precisione del colorante E120 contenuto in alcuni prodotti di una delle principali aziende avicole del maceratese. La sigla E120 indica il colorante rosso cocciniglia. Da ieri alcuni siti e agenzie che si occupano di medicina e salute, hanno rilanciato la notizia riguardante questo colorante alimentare in relazione alla pronuncia della Food and Drug Administration (FDA) che ha rivolto la propria attenzione al colorante e al suo potenziale allergenico. La notizia è stata ripresa con qualche imprecisione. Si è parlato infatti di insetti tritati nel colorante. In realtà la produzione del colorante, è ottenuto dalle femmine dell’insetto Dactylopius coccus. Per ottenerlo, gli insetti vengono essiccati e poi sottoposti all’azione di solventi per estrarre i composti che impartiscono il colore rosso. L’E120 trova impiego anche nella preparazione di cosmetici. Il colorante E120 è stato incluso dagli esperti dell’Hyperactive Children's Support Group, tra gli additivi ritenuti responsabili di provocare iperattività nei bambini, se ingerito in quantità eccessive. In passato sono stati descritti casi di allergie al colorante E120, probabilmente le responsabili sono le proteine degli insetti. Infatti durante l’estrazione, alcune proteine degli insetti passano nel materiale in percentuali dello 0,5%. In letteratura sono anche descritti casi di asma occupazionale in operai addetti alla produzione del colorante. La FDA quindi si è pronunciata sulla necessità di “Segnalare nell’etichetta questo additivo e la sua origine in tutte le etichette degli alimenti e i cosmetici per assicurarne un uso sicuro“.

Nell’archivio fotografico del mio blog Trashfood ce ne sono già diverse di etichette con l’E120 tra gli ingredienti. Lo troviamo in alimenti molto diversi. E' usato ogni volta che si vuole migliorare l’aspetto e il colore di un prodotto di qualità non eccelsa. Sappiamo infatti quanto sia importante l’aspetto nella scelta alimentare. La Lindt lo usa nei cioccolatini Lindt Passion. La Nestlè lo impiega in questo dessert per bambini. In passato era usato per produrre il liquore Alchermes. Oggi impartisce il colore rosso al Campari.
In alcuni insaccati è usato a fini cosmetici, come in questi salumi importati dalla Spagna. O nella novità che attrae per il suo aspetto curioso. A distanza di quasi quattro anni ho voluto verificare se ancora fosse usato dall’azienda maceratese. Breve giro nel banco frigo e stamattina l’ho trovato, è ancora utilizzato dalla Fileni per alcuni dei suoi prodotti, gli stessi di cui avevo parlato in quel primo post. E sapete cosa ho notato? Che gli ingredienti continuano a non essere a indicati sul sito internet dell’azienda, ma una lettura attenta delle etichette rivela la scarsa qualità del contenuto con un lungo elenco di additivi, nonostante il prezzo non sia affatto inferiore ad altri appartenenti alla stessa categoria commerciale.

Occhio alle etichette quindi. Leggetele sempre e siate dei consumatori consapevoli. Solo così il mercato riceverà dei segnali per invogliare i produttori a migliorare la qualità.

by giovi

martedì 6 gennaio 2009

Quando le caravelle di Cristoforo Colombo arrivarono a Sarnano

Eno Santecchia ci racconta la passione per il modellismo navale del tolentinate Alessandro Raggi

Il piacevole accento toscano del sig. Alessandro Raggi nasconde le sue origini tolentinati. Andato in pensione quattro anni fa, non riuscendo a stare con le mani in mano, dapprima pensò di dedicarsi al modellismo aereo poi passò a quello navale. Già a scuola era il migliore in disegno e nei lavoretti pratici: inventava e creava. Apprendista presso un fornitore della Piaggio di Pontedera, in poco tempo, eseguiva quasi il doppio del lavoro previsto nella giornata. La sua ottima manualità deriva da una naturale predisposizione e da un carattere attivo. Cambiò lavoro varie volte, passando dalla vendita di legna al trasporto e al commercio di mobili ed elettrodomestici. A Cascina (PI), in un locale grezzo aprì una rivendita di mobili a prezzo economico, chiamandola “stalla”, creando un filone. Il suo proposito era vendere una gran quantità di prodotti al giusto prezzo. Nel 1969-70 si occupò anche della vendita di lampadari artigianali. Aprì a Empoli un’altra stalla e poi a Pisa. In ultimo, anche a causa della scomparsa del padre e dei crediti inesigibili, si disaffezionò al commercio e nel 1981 ritornò nelle Marche. Qui si dedicò all’agricoltura e alla ristrutturazione di vecchi casolari di campagna. Da allora studia progetti e realizza modelli navali, la sua energia è inesauribile. Completò la sua prima scatola di montaggio in soli tre mesi. Tra i suoi modelli derivati dai kit pronti, c’è la seconda versione del veliero Amerigo Vespucci. In seguito costruì da solo una nave, prendendo spunto da un’altra imbarcazione. All’inizio, per l’acquisto dei materiali e degli specifici componenti si riforniva dai negozi di Macerata e di Civitanova Marche. In seguito al crollo del numero di appassionati a questo nobile, antico hobby quei rivenditori chiusero i battenti. Alessandro riferisce con malcelata tristezza che, ora, i più vicini negozi di modellismo sono due ad Ancona e due a Firenze. Di solito prende il progettino di una nave, lo ingrandisce due o tre volte in scala e si mette all’opera. Le sue creature navali colpiscono perché sono grandi; così non ne ho viste neanche nei musei navali più importanti come quello di Lisbona. Chiamarli modellini è assai riduttivo: essi misurano da 0,60 a 2,60 metri e pesano da 5 fino a 80 chilogrammi. Il nostro costruttore usa legno di noce, di faggio, di abete, di balsa, metalli come ottone, ferro, ghisa, ecc. Usa vernici a struscio (di sottofondo), di gomma lacca e tinte ad acqua che danno l’effetto naturale. Le vernici, oltre alla funzione puramente estetica, rinforzano e mantengono stabile il tutto. Non si notano sbavature; usa con maestria le colle rapide a presa in quattro minuti, il filo di cotone e lo spago per le cime. Le vele di seta derivano da ritagli di abiti da sposa e sono pazientemente cucite dalla moglie Adele. Utilizza accessori originali come bozzetti per le vele, staffe, anelli, argani, ancore, timoni, boccaporti, cannoni e chiodini d’ottone. Gli elementi che non riesce a trovare nella scala scelta li costruisce con notevole maestria nel suo ben attrezzato laboratorio casalingo. Quando gli viene l’idea per risolvere un problema modellistico non indugia ad alzarsi in piena notte. Alla domanda su quali sezioni della nave richiedono più impegno e pazienza, Alessandro risponde che ogni parte è impegnativa: piegare correttamente il legno per la carena, carteggiare, rifinire e infilare i fili delle scale per accedere alle vele. Anche fare dei semplici fori con la punta da 0,5 mm non è facile. Gli scafi sono riprodotti fedelmente e a doppio strato. Per i modellini più piccoli ci vuole un minimo di 80 euro di materiali. Per la Vespucci più grande ha acquistato materiali per 500 euro e sono stati necessari nove mesi di lavoro per complessive 950 ore. Caravelle, vascelli, transatlantici, rimorchiatori o semplici battelli da pesca del Mediterraneo sono tutti una gioia per gli occhi di chi ama il mare.

"Vendere una barca è come vendere un figliolo” Finora Alessandro Raggi non ha ceduto nessun modello, è geloso delle sue creature e dice: “Vendere una barca è come vendere un figliolo”. Tra le sue navi vi sono la Santa Maria e la Pinta, caravelle di Cristoforo Colombo, la San Giovanni Battista, l’Endeavour di Cook, lo scopritore dell’Australia, il mitico clipper inglese Cutty Sark (varato il 22-11-1869) che trasportava tè sulla rotta delle Indie e l’immancabile Titanic. E ben tre modelli dell’orgoglio della nostra Marina Militare, la nave scuola Amerigo Vespucci (varata il 22-2-1931). A bordo di quest’ultima i cadetti dell’Accademia prendono dimestichezza con il vento e le vele. Il primo modello risale a quattro anni fa ed è lungo m 1,25, il secondo di 2,60 m, è di due anni e mezzo fa; ambedue sono fedeli in tutto. Il terzo risale a un anno fa, è lungo un metro e si differenzia dagli altri perché ha il fondo dello scafo colore marrone anziché nero. Raggi sostiene che il marrone fa risaltare maggiormente il modellino. La passione dell’uomo per il modellismo ha radici lontane, era praticata sin dall’antichità da tutte le principali civiltà. Fino al 1700 le navi erano costruite senza un preciso progetto, poi dal 1925 nacquero le scatole di montaggio e prese piede il modellismo navale moderno, alla cui base vi è la ricerca della documentazione. Nei musei navali di tutto il mondo si possono ammirare dei modellini d’arsenale, cioè costruiti con gli stessi metodi delle navi vere. Dopo aver eseguito una buona ricerca della documentazione navale, avere una discreta conoscenza della storia marinara, bisogna conoscere i materiali e le tecniche per passare poi all’accurata esecuzione che non ammette scorciatoie.

Le mostre di Alessandro Raggi nel maceratese Il nostro provetto modellista ha al suo attivo le seguenti mostre: a Sarnano, al campo fiera di Villa Potenza, a San Severino Marche, a Rosora, al castello della Rancia di Tolentino, a Esanatoglia e, nell’ultima estate, a Belforte del Chienti. Con il modello più grande dell’Amerigo Vespucci ha vinto il secondo premio alla 6ª mostra di modellismo, svoltasi dal 22 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008, organizzata dall’ Associazione Modellisti Chiaravallesi, sodalizio molto attivo nel settore. Si trattava di un expo aperta a tutti i generi di modellismo che ha avuto ben 4.000 presenze; per la prima volta i modelli vincitori sono stati scelti dai visitatori. Hanno partecipato tre jesini campioni mondiali di navimodellismo statico. Attualmente sta lavorando al difficile assemblaggio della Couronne, un vascello francese del 1636. Tra i suoi progetti: un battello a ruota come quelli che navigavano sul fiume Mississippi nell’Ottocento. Senza una fine sensibilità e un’infinita pazienza come quella di Alessandro in questa difficile arte è pressoché impossibile raggiungere risultati accettabili. Alcuni principianti, dopo aver acquistato una scatola di montaggio, si sono arresi alle prime difficoltà, come piegare e assemblare il fasciame e hanno portato il modello ad Alessandro, il quale è riuscito a recuperarlo e terminarlo senza problemi. I modelli di Alessandro Raggi non sono così minuscoli: per vedere i particolari non serve la lente d’ingrandimento. Si tratta di navi curate nei minimi dettagli e ogni particolare è ben visibile. Alessandro ha costruito anche delle imbarcazioni in grado di galleggiare, impegnandosi quindi anche nel modellismo navale dinamico (così chiamato dagli esperti). Osservare le sue navi risveglia ai navigatori piacevoli ricordi, agli storici ricorda lidi e battaglie lontane, a tutti una gran voglia di navigare: il modo più piacevole di viaggiare. Ben presto la produzione di Alessandro Raggi sarà sufficiente all’allestimento di una mostra permanente o di un piccolo museo a tema; chissà che a qualcuno non venga in mente di organizzarli.

Grazie a Eno per il testo e per le immagini inviate.

by giovi

sabato 3 gennaio 2009

Le sorprese nella calza della Befana

E' in edicola l'ultimo numero della rivista Salvalgente con un articolo dedicato ai dolci contenuti nelle calze confezionate che si regalano il giorno della Befana ai più piccoli. La giornalista Marta Strinati ha preso in considerazione diversi marchi e non esce un bel ritratto sulla qualità dei prodotti, in rapporto anche al prezzo degli ingredienti contenuti ne avevamo parlato con Marta proprio mentre lo stava scrivendo, abbiamo scambiato anche qualche mail tra noi visto che avevo scritto in precedenza dei posts sugli additivi sul mio blog Trashfood. Stamattina mi sono guardata intorno e anche se non ce n'era bisogno, ho trovato conferma alle sue parole, in molte calze, troviamo dolci e caramelle pieni di additivi, conservanti e coloranti. Visto che sono dedicate ai più piccoli, facciamo un acquisto con maggiore attenzione. Sempre leggere le etichette di ciò che acquistiamo! Molte sono made in China. I colori artificiali non esauriscono la sorpresa. Nei dolcetti sono sempre presenti gli aromi, spuntano persino gli oli e grassi idrogenati, unanimemente considerati non troppo salutari. Su richiesta della Commissione europea, l'Efsa (l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare) sta vagliando tutte le autorizzazioni concesse ai coloranti: pratiche vecchie anche di 30 anni. In particolare l'attenzione è rivolta a sei coloranti molto diffusi nei dolci e caramelle come Tartrazina (E102), Quinoline Yellow (E104), Sunset Yellow FCF (E110), Ponceau 4R (E124), Allura Red AC (E129), Carmoisina (E122) e ad un conservante (il sodio benzoato E211).

Il Parlamento europeo ha approvato l'introduzione di un'avvertenza nell'etichetta dei prodotti contenenti uno dei 6 coloranti: "può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini", infatti uno studio assolto però dall'EFSA, ha evidenziato un effetto negativo sul comportamento dei più piccoli. La nuova regola entrerà in vigore un anno dopo la pubblicazione del regolamento, quindi all'inizio del 2010. Prima di allora, i 6 coloranti continueranno a circolare, quindi spetta ai consumatori schivare le sostanze che non sono indispensabili.

E allora vi suggerisco di provare a fare dei dolci in casa da mettere nella calza per i vostri figli o nipoti. Dai, non è difficile! Queste ricette, le ho già provate, sono i Mailänderli e il croccante di mandorle:

Mailänderli Ingredienti: 250 g Burro, 25o g Zucchero, 6 Rossi d'uovo (coi bianchi si possono fare altri dolci o altri biscotti, congelarli per riutilizzarli più avanti), 1 limone non trattato per grattugiare la buccia, 1 pizzico di sale, 450-500 g Farina Tagliare a cubetti e lasciare ammorbidire il burro.Mettere i rossi in una terrina e aggiungere lo zucchero e il sale. Sbattere i tuorli, Aggiungere il burro e mischiare. Aggiungere la farina e amalgamare la farina. La pasta deve risultare soda. Fare un panetto che potete anche mettere in frigo per il giorno dopo. Se si fanno subito, lasciare la pasta in frigo almeno una oretta o due in modo che il burro si rassodi. Stendere quindi la pasta piuttosto alta (circa 6-7 mm. lavorandola il meno possibile). Adesso vi servono le formine come quelle della foto per ritagliare i biscotti. Poi metterli su una teglia coperta di carta forno e cuocerli in forno preriscaldato e ventilato a 180°C circa 10-12 minuti. Sfornare, lasciare due o tre minuti a raffreddare.

Croccante di mandorle Ingredienti: mandorle dolci sgusciate g 100, zucchero semolato g 100, 1 limone, olio di semi. Immergete le mandorle in acqua bollente, per qualche minuto, pelatele, asciugatele. Fate liquefare lo zucchero, girandolo continuamente con un cucchiaio di legno. Quando avrà ottenuto un bel colore biondo versatevi le mandorle e continuate a girare per amalgamare bene il tutto. Versate il composto su un piano di marmo unto d'olio, o su di un foglio di carta oleata (o carta forno), cercando di dargli lo spessore desiderato. Prima che si solidifichi del tutto, tagliatelo a losanghe o a barrette con un grosso coltello. Fatto!

Altri biscotti sono le befanine e i favoriti, le ricette le trovate sul blog.

Incartate biscotti e croccante con della stagnola e mettete nella calza.

Buon divertimento!

Bibliografia: Rapporto Efsa sui coloranti e additivi; I miei posts su Trashfood sui coloranti; Il blog di Grissino.

by giovi