martedì 20 giugno 2006

Roberto Blarasin ci racconta l'ipnosi

L'argomento ipnosi ha suscitato interesse nel forum e per questo abbiamo chiesto al nostro psicologo Roberto Blarasin di approfondire la materia per Cronache Maceratesi. A lui la parola. Buona lettura!

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Sono molto contento di poter scrivere su CM. Ringrazio Matteo per l’invito e le ragazze e i ragazzi di Secondopiero.com per l’interesse dimostrato nei confronti dell’ipnosi.
In attesa della dimostrazione pratica e dei resoconti personali di alcuni inviati di Secondopiero, credo che sia doveroso iniziare ad affrontare l’argomento da un punto di vista teorico. Ho selezionato due punti fondamentali, indispensabili per inquadrare l’ipnosi nel modo giusto. Dopo la spiegazione teorica troverete un accenno a due giovani personaggi maceratesi che hanno già sperimentato i benefici dell’ipnosi.

La concezione naturalistica
Il primo punto riguarda la rivalutazione naturalistica della tran­ce, precedentemente considerata condizione artificiale o stato alterato di coscienza. La trance rappresenta una condi­zione natura­le della vita quotidiana (common everyday trance) che si riproduce frequentemente tutti i giorni come fenomeno fisiologico al servizio dell’io. Alcuni esempi comuni di stati dissociativi di tipo ipnotico sono: a) guidare seguendo una strada conosciuta e giungere a destinazione senza la minima consapevolezza di aver prestato attenzione al percorso appena fatto; b) essere pienamente assorbiti dalla trama di un film, sperimentando emozioni concordi con le immagini, avendo dimenticato per un periodo più o meno lungo di essere seduti sulle poltrone di un cinema, accompagnati da un compagno o un amico, circondati da altre persone; c) leggere distrattamente un libro, giungere alla fine di una pagina o di un paragrafo e non avere la minima traccia del contenuto appena letto.
A tal proposito Milton Erickson, il più grande ipnotista del secolo scorso e il padre dell’ipnosi moderna, indicava come non necessari, per l’identificazione dello stato di trance, i segni di rilassamento fisico e mentale, il rallentamento nelle risposte o i fenomeni che caratterizzano la profondità della tran­ce; attribuiva invece valore a “la perdita di orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà concet­tuale astratta”.

Concezione relazionale della trance
Il secondo punto, conseguente al primo, è relativo alla trance ipnotica come fenomeno relazionale. L’induzione ipnotica – il processo mediante il quale l’ipnotista evoca in una persona lo stato ipnotico – è un’esperienza diadica, frutto di una interazione reciproca tra ipnotista e soggetto, e non un fenomeno eterodiretto, legato a particolari tecniche o poteri dell’ipnotista.
Questa ipotesi interattiva trova conferma nei correlati neurofisiologici dell’ipnosi analizzati da Eva Bányai (1989), la quale ha rilevato una stretta corrispondenza tra il tracciato EEG (Elettroencefalogramma) e EMG (Elettromiogramma) dell’ipnotista e del soggetto che sviluppano la relazione di trance. Ciò significa che le due persone si sintonizzano (tuning in) ed entrano in una maggiore risonanza emotiva.
L’esclusività della relazione ipnotica viene indicata con un termine specifico: rapport. Il rapport è definito da Erickson come “lo stato in cui la concen­tra­zio­ne e la consapevo­lezza del soggetto sono dirette unicamente sull’ipnotista e su quanto l’ipnotista desi­dera inserire nella situazione di trance, con l’effetto di dissociare il soggetto stesso da ogni altra cosa”. Questa definizione può far pensare ad un soggetto ipnotizzato succube dell’ipnotista; in realtà a) lo stato di concentrazione sulla voce dell’ipnotista è frutto di fiducia e collaborazione, b) la persona in ipnosi è sempre cosciente e sempre padrona del proprio linguaggio e delle proprie azioni.

Per quanto riguarda i due giovani personaggi maceratesi che ormai ben conoscono l’ipnosi, il primo di cui vorrei parlare è Carlo Marchionni, di cui Matteo ha scritto proprio oggi. Come accenno nella prima e unica pagina di un blog che io e Carlo abbiamo aperto come testimonianza di un percorso sperimentale condotto insieme (http://ericksong.blogspot.com/), l’improvvisazione musicale e l’ipnosi sono due discipline che possono dialogare e trovare reciproco giovamento. Io e Carlo abbiamo trascorso molto tempo a studiare i fenomeni di trance spontanea che si producono nel musicista impegnato in una performance di improvvisazione e abbiamo cercato di utilizzarli e indirizzarli attraverso la pratica dell’autoipnosi (ottenendo dei buoni risultati).
Il secondo giovane e “ipnotico” personaggio maceratese (non in ordine di importanza) è Matteo Mercuri, giovane campione di Tiro a volo (di cui Mat ha scritto sul Carlino: http://svegli.blogspot.com/2006/04/ipnosi-e-sport-tiro-volo-matteo.html ) che usa l’ipnosi per evocare e mantenere uno stato di concentrazione ottimale in pedana, durante le gare di Compak Sporting. L’ipnosi è una disciplina entusiasmante e sorprendente, che offre la possibilità non solo di curare disturbi mentali e psicosomatici, ma anche di sfruttare al meglio alcuni nostri talenti personali.

by Matteo Zallocco

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