lunedì 4 febbraio 2008

Giuseppe Garibaldi a Macerata



La figura di Giuseppe Garibaldi, due mesi dopo i duecento anni dalla nascita, viene celebrata in questi giorni a Macerata grazie ad un'iniziativa del Comune, dell'Associazione mazziniana italiana (Ami) e dell'Archivio di stato. Le mostre si snodano nelle sale degli Antichi Forni e sono visitabili fino al 7 febbraio (ore 10/12; 16/19). "La vita e l'opera di Garibaldi", a cura dell'Ami, illustra con una serie di pannelli le fasi salienti della vita del condottiero. "La creazione dell'eroe: Garibaldi dalla storia al mito", curata dall'archivio di Stato di Macerata, è invece la riproposizione della mostra, gia' allestita per la IX edizione di "Cartacanta" 2007, in cui viene illustrato il periodo della Repubblica romana del 1849, quello dell' Unita' d' Italia ed in particolare le manifestazioni svoltesi a Macerata ed in provincia in occasione del primo centenario della nascita. La terza, allestita dalla Pinacoteca comunale, è la documentazione fotografica sul restauro del monumento a Giuseppe Garibaldi realizzato dal Comune di Macerata. Alla sua realizzazione ha collaborato l'impresa edile Gianni Crescimbeni che ha messo a disposizione gratuitamente il supporto meccanico per lo scatto delle foto.


Piazza Garibaldi, Macerata

Sapevate che prima il monumento si trovava qui...

Giuseppe Garibaldi arrivò a Macerata, il 10 dicembre 1848.Sostò alla locanda della Pace, vicino alla Chiesa di San Giorgio. Ripartiti per Roma, Garibaldi e Masina si fermarono a Tolentino; diversi abitanti del luogo li accompagnarono per un lungo tratto di strada. A Roma Garibaldi subì il degrado da generale a colonnello; quindi fece rotta, con 400 seguaci, a Macerata. Ufficialmente Garibaldi e la sua legione erano destinati al porto di Fermo (attuale Porto San Giorgio). A Macerata si era già diffusa la voce della venuta della legione; la municipalità che temeva di doversi sobbarcare il mantenimento dei 400 uomini, inviò una commissione, guidata dal gonfaloniere Ricci, per accertarsi della realtà dei fatti e soprattutto per valutare il comportamento dei soldati. La commissione ricevette un'impressione positiva; Garibaldi e i suoi compagni attraversarono il passo di Colfiorito, dormirono sulla paglia a Serravalle del Chienti; a Tolentino furono ospitati in diversi edifici, tra cui la casa del conte Silveri, dove passarono la notte di Capodanno. Verso mezzogiorno del primo dell'anno, Garibaldi giunse a Macerata, dove si incontrò a Porta Romana, con le bande maceratesi Hercolani e Gianfelici. Garibaldi assicurò subito i presenti che le sue truppe erano composte da fratelli italiani e non da assassini o ladri e che la legione era al servizio della Repubblica. A Macerata operava il Circolo popolare, che appoggiava Garibaldi; dietro le insistenze di questo e di altri cittadini maceratesi, la legione, che doveva ripartire l'indomani mattina per Fermo, ottenuto l'assenso da Roma, si fermò a Macerata qualche giorno di più. La legione era accasermata nell'ex convento di San Domenico, ora sede del Convitto nazionale. Appena ricevuto il placet da Roma, Garibaldi spedì subito il sottotenente Zannucchi al porto di Fermo, per ritirare gli effetti del casermaggio, che il Governo di Roma aveva promesso al generale. Il commissario all'approvvigionamento della legione garibaldina, Mantegazza, trovò difficoltà nelle forniture; Garibaldi, probabilmente una volta giunto a Rieti, si lamentò delle calzature fornite alla legione, perché "la marcia le aveva ridotte tutte a niente, ancorché furono pagate esorbitantemente, cioè paoli 11". Sotto accusa anche la qualità del pane, che era stato somministrato da un subappaltatore della fornitura generale militare. I legionari respinsero il pane come nocivo alla salute. Ma se il soggiorno a Macerata permetteva alla truppa di equipaggiarsi, dall'altra parte allontanava sempre di più Garibaldi da Roma, dal suo sogno di una capitale libera dal Papa e alla guida dello Stato unitario italiano. Si faceva quindi strada il progetto propugnato da Garibaldi, di far stanziare le legione a Rieti, una città più vicina alla capitale. Il 13 gennaio il ministro delle Armi della Repubblica romana, dopo essersi assicurato, con un trattato, l'aiuto di Carlo Alberto di Savoia, ordinò il trasferimento della legione da Macerata a Rieti. Il circolo popolare chiese però di far rimanere ancora la legione a Macerata come corpo di polizia, in vista delle elezioni dei rappresentanti alla Costituente, l'assise che avrebbe dovuto varare la Costituzione. Il governo di Roma avvertì il Comune di Rieti di aver accordato ai maceratesi il favore che la legione partisse subito dopo le elezioni, fissate per il 21 gennaio 1849. Il generale si trattiene a Macerata fino al 23 gennaio; alle elezioni risultò tredicesimo su sedici eletti (in pratica fu votato solo dalle sue guarnigioni): il risultato lo raggiunse poi a Rieti. La notte delle elezioni, 22 gennaio 1849 un gruppo di trenta - quaranta persone a Borgo San Giovanni battista (oggi corso Cairoli) lanciò grida di "Viva Pio IX, morte al generale Garibaldi e ai suoi legionari". L'ordine e la calma furono ripristinati prima che i legionari giungessero al borgo; Garibaldi, avvertito della sommossa, riuscì a placare gli animi dei legionari, che volevano passare alle vie di fatto. Insieme a Garibaldi, all'alba del 23 gennaio partirono anche i legionari, diretti alla volta di Rieti. Affettuoso fu il saluto del Circolo Popolare; in cambio il generale promette di dedicare a Macerata "il primo fatto d'armi della legione costituitasi nella città marchigiana, in cui potrà dirsi che ha ben meritato della patria". La lettera di saluto di Garibaldi, oggi la troviamo scolpita in una lapide nel palazzo comunale di Macerata. Nella fase conclusiva dell'esperienza della Repubblica romana, nel 1848 - 49, un certo numero di volontari, specialmente da Macerata e Camerino, accorsero alla difesa di Roma; ben diciassette maceratesi morirono e i loro resti oggi sono conservati nel sacrario del Gianicolo a Roma. Garibaldi, mantenendo la sua promessa, dedicò a Macerata la sua prima vittoria militare ottenuta, nello scontro di Porta San Pancrazio, il 30 aprile 1849 a Roma.
(Tratto dal libro di Pietro Pistelli, "Garibaldi nelle Marche" Maggioli editore.)

by Matteo Zallocco

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