giovedì 16 marzo 2006

Un post ad alta gradazione alcolica

Iniziamo un viaggio veloce tra le usanze e le tendenze sui modi del bere vino e gli alcolici. Paese che vai usanza che trovi, nel mangiare come nel bere sia il vino che altre bevande alcoliche. Da sempre i luoghi, la storia, le tradizioni e la disponibilità di alcune materie prime hanno influenzato abitudini e consumi alimentari. Usanze diverse di cui troviamo testimonianza in una ricca nomenclatura. Nel 1588 per evitare le frodi papa Sisto V° impose che nelle osterie il vino fosse servito in recipienti di vetro, muniti di sigilli che ne garantissero la capacità. Nacquero così le misure tipiche delle mescite , alle quali il popolo diede i nomi più fantasiosi: il litro, ad esempio veniva detto tubo, il mezzo litro fojetta, il quinto di litro chierichetto, e il decimo sospiro, perchè disponendo di poco denaro da spendere per il vino, si sospirava nel dover richiederne una quantità così piccola.
Ancora oggi sono diversi i modi di dire riferiti al vino e alle altre bevande alcoliche. Se siamo in Veneto, sentiremo parlare di andare per ombre e cicchetti, cioè girare per osterie consumando di volta in volta piccoli assaggi di pesce o salumi e bevendo "ombre" di vino. Sembra che il modo di dire sia riferito all’usanza di bere il vino all’ombra delle frasche e/o del campanile di San Marco. Altro termine piu’ recente è il goto, sul cui nome per una volta non ci sono controversie, essendo diffuso in vari altri dialetti (esiste anche un italiano gotto, ma è poco usato) e derivante dall'antico nome di un tipo di brocca con la gola stretta, che i romani chiamavano guttus perché a forma di goccia (gutta). In Friuli, Tai significa bicchiere nel dialetto locale. Sempre in Veneto è di moda lo spritz, aperitivo a base di vino bianco, acqua o seltz, la cui denominazione è così vistosamente tedesca (sprìtzen significa «schizzare») affermatasi ai tempi del Lombardo Veneto, quando il brioso miscuglio di vino, selz e infusi di vario tipo dovette aver successo fra i dominatori austro-ungarici.

Ma cosa si beve nei locali negli ultimi anni? sono di moda gli shot, gli shorts e i long drinks dagli innumerevoli nomi di fantasia. Gli shot, sono dei drinks che versati in piccoli bicchierini della capacità di 20 cl. (mezza porzione) vanno bevuti tutto d'un colpo! tra gli ingredienti figurano vino o acquaviti, vodka, ghiaccio in polvere o frantumato, decorazioni di fragole, ciliegie, fettine di limone o di arancia; di solito assumono il nome del vino o del distillato impiegati. Qualche nome? Tortuga con succo di limone e pepe. e che dire del Kamikaze?vodka ghiacciata, cointreau e succo di limone Invece il Kazzan è uno shot con vodka ghiacciata, sciroppo di kiwi.E non mancano le stravaganze, drinks fatti piu' per stupire che dissetare. A Milano si può provare il Martini all'oro, realizzato sciogliendo una speciale polvere d'oro alimentare atomizzata che permette di placcare la superfice della bevanda alcolica. Dall'altra parte dell'oceano altre stranezze come il Sapphire Martini Cocktail. A base di Bombay Sapphire Gin, il cocktail è colorato con liquore blu all'arancia, così come lo zucchero con il quale viene cosparso. La preziosa peculiarità è che viene servito accompagnato da un paio di orecchini con zaffiri blu e diamanti con montatura in argento. Al bar dell'Hotel Algonquin di New York da un paio di anni si può ordinare un “Martini on the Rocks” (vodka Belvedere e vermouth Martini) con diamante incorporato e con conto di 10 mila dollari circa. Qualcosa del genere ma più a buon mercato? Un bar di Chicago propone a 950 dollari un mix con vodka Grey Groose, liquore Hyptoniq (a sua volta composto da vodka e cognac), succo di melagrana, succo d’arancia. Più uno spruzzo di Dom Perignon e un rubino da un carato.

E se tornassimo a Macerata e ci facessimo semplicemente un carzolà? Caffè sport e Sambuca dicono alcuni. Caffè sport e Varnelli, dicono altri. Tutti daccordo però sugli effetti soporiferi e euforizzanti.

Nella prossima puntata: Dall'anice... al Carzolà

by giovi

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