lunedì 18 dicembre 2006

Lo scudetto nato... in cucina

Dopo Ulderico Lambertucci ecco l'intervista ad un altro candidato al "Maceratese dell'anno": Fabio Giulianelli, amministratore unico della Lube volley campione d'Italia.

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Fabio Giulianelli, è più bella una cucina Lube o la vostra squadra di volley?
«La squadra è nata grazie alla bellezza della cucina: non ci sarebbe stata la possibilità di fare quello che abbiamo fatto senza un’azienda solida alle spalle. Abbiamo sempre lavorato dietro alle quinte, ma siamo i primi in Italia per cucine prodotte».
Il 21 maggio 2006 la Lube è diventata per la prima volta campione d’Italia. Cosa ha provato?
«Non ci credevo, mi sembrava un sogno, qualcosa di irreale: 11.000 persone sugli spalti del Palas di Pesaro, 3-0 alla Sisley, la squadra più forte d’Europa. Ma noi avevamo più fame».
Insomma, la Lube è riuscita a realizzare il suo sogno più grande...
«Lo scudetto è il coronamento di un progetto: era il nostro grande obiettivo sin dalla nascita della società, nel 1990. Avevamo le idee chiare: volevamo solo vincere, non c’era motivo di arrivare secondi o terzi. Nei primi anni abbiamo avuto difficoltà a far percepire questa mentalità vincente ai giocatori. Poi abbiamo iniziato a vincere, ci siamo portati a casa tutte le Coppe e quest’anno è arrivato il trofeo più bello».
Qual è stata la mossa vincente?
«Scegliere gli uomini, prima dei campioni. A partire da Fefè, con la sua filosofia dei piccoli passi ci ha regalato lo scudetto».
E ora la Lube non si è ancora svegliata dal sogno?
«Esattamente, ci stiamo cullando troppo sugli allori. Dobbiamo svegliarci, lasciar perdere il passato e pensare al presente e al futuro».
E’ vero che non le è mai piaciuto l’appellativo di “Inter della pallavolo”?
«Mi ha sempre dato fastidio, perché la nostra è un’altra storia. Noi negli ultimi cinque anni abbiamo vinto tanto. Quest’anno anche l’Inter ha vinto lo scudetto, ma non sul campo: io non l’avrei mai preso perché non avrei mai potuto sentirlo mio».
Parole da juventino doc. Fa male vedere la sua squadra in B?
«Sì, perché non era marcia la Juve, ma tutto il sistema: tutti lo sapevano e tutti partecipavano. E’ stato intercettato Moggi, mentre altre telefonate non sono state prese in considerazione. Si sarebbe dovuto sospendere il campionato per un anno per penalizzare tutti, anziché nascondersi dietro questa falsa ipocrisia».
Il volley è un’altra cosa...
«E’ un ambiente più genuino, al palazzetto vengono anche le famiglie e non esiste tutta questa animosità nel dopo-partita. E’ questo il vero male del calcio».
La nuova sfida della Lube?
«Dimostrare a tutti di essere i numeri uno, sia dal punto di vista sportivo che commerciale. Restare in vetta è più difficile che salirci».
Con quale squadra e con quale azienda la Lube ha più rivalità?
«Nella pallavolo sicuramente con Treviso, ma è una rivalità sana: è sempre un piacere misurarsi con una realtà di quel genere. Di aziende “rivali” invece ne abbiamo tante perché vogliamo essere competitvi sia con i prodotti che costano poco, sia con quelli che costano tanto».
Cosa fa Fabio Giulianelli fuori dalla Lube?
«Mi piace stare in famiglia e non rinuncio mai alla partita di calcetto settimanale con dirigenti, tecnici e impiegati. Prima di scegliere un allenatore gli chiedo se sa giocare...»
Il più grande giocatore avuto?
«Ivan (Miljkovic, ndr)».
Tornando in cucina: il suo piatto preferito?
«Spaghetti».
Il segreto del successo Lube?
«Con noi il cliente ha sempre la possibilità di trovare soluzione a qualsiasi problema. E questo si rispecchia anche nel volley: il tifoso è un cliente esigente e critico che dobbiamo soddisfare»

by Matteo Zallocco

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