giovedì 28 dicembre 2006

Luciano Latini e l'oncologia a misura d'uomo

Ecco l'intervista a Luciano Latini, per ora primo in classifica nell'iniziativa il "Maceratese dell'anno"
del Carlino.
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Da cinque anni Luciano Latini è il direttore dell’unità operativa di oncologia, ora considerata il fiore all’occhiello della sanità maceratese. .
Luciano Latini, cosa è cambiato in questi cinque anni?
«Siamo passati da poco meno di 3.000 prestazioni in un anno alle attuali 16.400, tra day-hospital e prestazioni ambulatoriali».
Insomma, parlano i numeri...
«Prima molti pazienti maceratesi cercavano altre oncologie, ora restano qui. Inoltre il 52% degli accessi proviene da altre aziende sanitarie, anche da fuori regione».
L’oncologia maceratese ha raggiunto grandi risultati dal punto di vista scientifico entrando a far parte di quindici studi nazionali e internazionali. E’ questo il risultato più importante?
«E’ una grande soddisfazione, ma il traguardo più importante è un altro».
Ossia?
«E’ cambiato il nostro modo di essere oncologi. Prima ci si occupava solo della malattia, ora abbiamo scoperto che dietro al cancro c’è un uomo che vuole comunicare, che vuole informazioni. Un uomo che sogna e vuole vivere. Intorno a quest’uomo c’è una famiglia che avevamo trascurato. Per quest’uomo abbiamo rivoluzionato il reparto»
Ora è un reparto fatto di colori, piante, fotografie. Insomma, non è solo un reparto d’ospedale...
«Esattamente. Ora il reparto viene vissuto anche al di fuori della terapia: in tutte le camere ci sono televisioni con videoregistratori; una collezione con oltre 350 videocassette; lungo il corridoio c’è un angolo bar alimentato dalle offerte dei pazienti; festeggiamo tutte le feste e i compleanni; alcuni venerdì, dalle 13 all’13.30 organizziamo il pizza-party, il più delle volte offerto dai pazienti; abbiamo abbonamenti a diverse riviste e quotidiani. Poi c’è il progetto “ritorno alla bellezza”: ogni martedì un parrucchiere, un truccatore e un esperto di moda sono a disposizione dei pazienti. E da due anni, d’estate, organizziamo una settimana di vacanza».
Quest’anno non sono poi mancate le iniziative benefiche, a partire dalla partita organizzata all’Helvia Recina tra i medici maceratesi le vecchie glorie dell’Inter...
«Ahimé in quell’occasione mi sono anche rotto il legamento d’achille. Ma è stata una bellissima esperienza: abbiamo raccolto 7.000 euro per l’ambulatorio di oncologia geriatrica. Abbiamo organizzato per beneficienza anche incontri con artisti e un torneo di burraco a cui hanno partecipato 250 persone».
E ora sta per realizzarsi il progetto di assistenza domiciliare...
«Partirà ad inizio 2007 con la sponsorizzazione della Provincia: il presidente Silenzi ha subito accettato la proposta. Collaboreranno anche la medicina del territorio e la medicina di base. Aspettiamo di partire per vedere se anche questo sogno si realizzerà».
Quali sono state le soddisfazioni più grandi in questo 2006?
«Rispondo con un po’ di commozione: il giorno più bello è stato quello in cui è nata la figlia di una nostra paziente a cui tutti avevano detto che non sarebbe potuta diventare mamma. Indimenticabili anche i giorni in cui ho fatto da testimone di nozze ad alcuni pazienti».
Quali sono, invece, i problemi con cui dovete convivere?
«Vorremmo avere più spazi, abbiamo tantissima gente e quando vedo pazienti costretti a fare chemioterapie seduti sulle sedie mi vengono i brividi. Mi piacerebbe poi avere un reparto di oncologia: non ritengo giusto dover seguire per 3 o 4 anni pazienti che poi vengono trasferiti in altri reparti. Sono fiducioso: quest’azienda ha sempre detto di esserci vicina».
Come giudica la sanità maceratese?
«E’ una buona sanità. Ma dal punto di vista umano bisognerebbe essere un po’ meno provinciali. Io questo ospedale lo trasformerei: realizzerei una scuola materna e un doposcuola per i figli dei dipendenti; un cinema; un parrucchiere. Con tanti colori e fiori, come nel nostro reparto».

by Matteo Zallocco

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