mercoledì 17 gennaio 2007

Orietta Varnelli e l'anice secco speciale tinto di rosa

Ecco l'ultima delle interviste da me realizzate sul Carlino ai candidati al "Maceratese dell'anno".
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Orietta Varnelli

In una provincia dove sono pochissime le donne che ricoprono cariche
importanti, le imprese fanno eccezione: un’azienda su quattro è
«rosa», le imprese femminili sono 8.892. La distilleria Varnelli, nata nel 1868
come azienda artigianale ed erboristica, è stata sempre gestita dalla
famiglia Varnelli affermandosi come leader nel settore dell’anice secco.
Un’azienda di successo e un simbolo di questo costante aumento delle imprese in
«rosa» essendo guidata dalle sorelle Donatella, Gigliola Simonetta e Orietta
Maria, assieme alla madre Elda, presidente della Varnelli dal 1975, anno in
cui morì il marito.
Orietta Maria Varnelli dal 1994 riveste il ruolo di amministratore
delegato, responsabile dell’area amministrazione e della gestione risorse umane,
con incarichi nelle pubbliche relazioni. Dal 2001 al 2004 è stata
presidente regionale del Gruppo Giovani Imprenditori e vicepresidente di
Confindustria Marche.
Come spiega questa crescita delle imprese in «rosa»?
«Le donne possono trovare nell’autoimprenditorialità un modo per
gestire meglio il loro tempo e dedicarsi bene alla famiglia. Secondo me il
mondo femminile ha grandi potenzialità che ancora oggi devono essere
espresse. E’ importante che donne e uomini mettano insieme le proprie peculiarità
in un’ottica di complementarità. Il mio invito alle donne maceratesi è
quello di mettersi sempre in gioco senza rinunciare ad essere donna».
Qual è il segreto del successo della Varnelli?
«L’essere rimasti sempre legati alle tradizioni: la produzione non è
mai cambiata, le ricette sono rigorosamente segrete, affidate solo a noi
di famiglia e tramandate di generazione in generazione. A questo è
comunque abbinata una spinta innovativa del prodotto, dal metodo di
confezionamento alla gestione organizzativa. Siamo sempre stati sempre molto attenti
alla comunicazione, a cominciare da nostro padre che già nel 1949 discusse
una tesi sulla pubblicità in Economia e commercio».
La distilleria Varnelli ha la sede legale a Pievebovigliana mentre da
dieci anni la sede operativa si è trasferita Muccia. Un’azienda molto
legata al territorio?
«Sicuramente questo è uno dei nostri punti di forza. A cominciare dal
1868 quando il nostro bisnonno Girolamo nel chiamare il suo amaro «Amaro
Sibilla» aveva capito l’importanza del legame con il territorio. Siamo molto
attaccati all’entroterra maceratese, ma percepiamo un grande affetto
in tutte le Marche. In tanti considerano molto difficile fare impresa
nell’Alto Maceratese, a causa delle carenze logistiche e non, come la mancanza
della banda larga. Ma noi non abbiamo mai pensato di trasferirci perché
questo è un territorio bellissimo, con un altissimo livello di qualità delle
relazioni umane. E poi è un privilegio affacciarsi dalla finestra e
vedere mucche e pecore sulle colline circostanti. Un territorio che ha grandi
potenzialità e deve essere valorizzato».
La più grande soddisfazione del 2006?
«Oltre alla costante crescita dell’azienda e alle soddisfazioni
quotidiane c’è un progetto che ci ha appassionato: l’attivazione dell’iter per la
tutela dell’ambiente che si concluderà entro il 2007».
Nel 2008 la Varnelli celebrerà i suoi 140 anni. Una lunga avventura
iniziata a Fiordimonte, prima del trasferimento - all’inizio del
secolo scorso - a Pievebovigliana. Cos’è cambiato nel corso degli anni?
«Abbiamo sempre cercato di cambiare il meno possibile. Da noi non
esiste il turn-over e abbiamo diversi collaboratori storici che hanno un grande
senso di appartenenza all’azienda. E lo slogan è sempre quello ideato dal
nonnoAntonio: «A farmi preferir basta un assaggio».

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by Matteo Zallocco

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