giovedì 10 maggio 2007

La coltivazione dello Zafferano



Caeruleos floros teneri redolentia bulbi Premere dona libet, priscis ignota latinis ausoidumque intacta chelynec numina phoebi... È l’inizio del poemetto scritto in esametri latini dal titolo De croci cultu, pubblicato a Roma nel 1510 da Piefrancesco Giustolo, letterato spoletino vissuto alla corte dei Borgia. Il poemetto è una delle testimonianze della diffusione in passato della coltivazione dello zafferano nelle zone tra Valnerina, Spoletino e Sabina tra Umbria e Marche. L’importanza che la coltivazione rivestiva, viene da diversi documenti e dalla zona umbra di produzione, lo zafferano arrivava nelle Marche sui mercati di Camerino e Civitanova. L’uso principale era tintorio per la straordinaria proprietà colorante della sostanza ricavata dagli stimmi, oltre all’uso farmacologico e cosmetico, mentre l’uso gastronomico si è affermato in seguito. Di zafferano e del progetto di diffusione della sua coltivazione nel settore pedemontano e montano della provincia di Macerata parlerà il Prof. Andrea Catorci alla prossima manifestazione RACI in programma dal 1-3 giugno 2007. Il Prof. Catorci del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Camerino da diversi anni segue la coltivazione dello zafferano il cui interesse è iniziato nell'ambito del progetto di Recupero, sperimentazione e promozione di piante officinali e medicinali tra cui malva, il tarassaco, il cardo mariano, la valeriana e l'anice verde. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Gal Sibilla ed il Progetto Agricoltura Sostenibile del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ha interessato le comunità Montane di San Ginesio, San Severino e Camerino. Da due esperimenti a Fiastra e a Pieve Torina si è arrivati alla coltivazione di zafferano su sei terreni, tra Visso, Fiuminata e Castelsantangelo sul Nera, con risultati incoraggianti. E’ gia in vendita la prima produzione, rigorosamente in pistilli. Si stima che per ricavare un Kg di zafferano in fili occorrono circa duecentomila fiori.In commercio si trovano vari tipi imitati, specialmente nella droga in polvere; vengono adoperati fiori di carathamus tinctorius, ligule di calendula officinalis, petali tagliati di Punica granatum, Papaver rhoeas, stimmi di Crocus vernus Hill. Non si hanno documenti sulla coltivazione nelle Marche, ma nella zona appenninica del maceratese esistono comunque condizioni ambientali favorevoli che sono state caratterizzate attraverso indagini fitoclimatiche e pedoclimatiche. Poiché nel territorio si sente sempre di piu’ la necessità da parte delle aziende agricole di diversificare le proprie attività ed il proprio reddito, nell'ottica della multifunzionalità aziendale, la coltivazione dello zafferano può essere una attività da sostenere e tra i progetti futuri vi è anche l’utilizzo per produzioni particolari come alimenti aromatizzati (miele, olio, formaggi) in collaborazione con altri produttori locali. Il Dott. Andrea Catorci, curatore del progetto, mi ha anticipato che in cantiere c’è anche una pubblicazione sullo zafferano e il libro –di cui mi ha promesso una copia- verrà presentato prossimamente.

by giovi

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