giovedì 8 novembre 2007

Il mangiar saggio maceratese

Rispolvero il mio archivio personale di proverbi regionali in occasione del tributo al dialetto maceratese. I proverbi (dal latino proverbium : pro (avanti) e verbum (parola) o forse da proba (prova,saggio) e verax (verace,sincero) hanno una origine antichissima. Nei proverbi sono sintetizzate le leggi morali, civili, religiose e politiche che riguardano tutti i casi della vita, della quale nutriti dall’esperienza ne esaltano i beni e censurano i difetti. Considerati da molti vere e proprie perle della sapienza che si è tramandata di generazione in generazione, i proverbi vengono spesso definiti la “saggezza dei popoli”. Amore, amicizia, il lavoro, superstizioni, politica, l’agricoltura, sono tanti i temi trattati nei proverbi. Un tema ricorrente è anche il cibo e nel mio libro "Il mangiar saggio Un viaggio attraverso l'Italia dei detti, dei proverbi e della vecchia saggezza popolare" (AIEP editore) ne avevo scelti diversi come spunto di riflessione per parlare delle proprietà nutrizionali di alcuni alimenti e loro effetti sulla salute. Non c’è classe di alimenti che non sia stato oggetto di attenzione della saggezza popolare tra legumi, frutta, formaggi e vino. L’alimentarsi, cercare il cibo per sé e per i propri simili hanno infatti costituito tappe importanti dello sviluppo della civiltà umana. Alcuni proverbi fanno sorridere, altri sorprendono nonostante siano stati concepiti in assenza di conoscenze scientifiche approfondite come quelle che possediamo oggi. Scelti per voi ecco alcuni tra i proverbi maceratesi in cui il vino, cibi e abitudini alimentari sono protagonisti.

-Chi magna co’ lu cortellu non rrembie lu vudellu. Chi mangia col coltello non riempie lo stomaco. Si riferisce al modo di mangiare quasi trastullandosi nello spezzettare i cibi, cosicchè non si prova il senso di sentir pieno lo stomaco. Siete daccordo?

-Bocca ònta, non disse mai male. Chi è sazio e ha mangiato ben condito, ha poca voglia di fare polemiche, le battaglie sono alimentate dalla fame dei popoli.

-D’ogni vellèzza dalla vocca rrentra. Qualsiasi bellezza entra dalla bocca. Una buona alimentazione contribuisce al benessere e alla bellezza, potrebbe essere un claim salutistico, come recita quella publicità di una nota azienda: Mangia bene e vivi meglio…

-Biata la piattella, che sèttema rastella Beato l’ultimo a servirsi perchè può rastrellare il piatto.

- Chi non magna’n cucina ha magnato ‘n candina. Della serie Gallina che nun becca è segno ch'ha beccato (Sassoferrato)

- O Ommini vôni e vino vôno dura poco. Uomini di grande virtù sono come il vino buono: durano poco.

-L’acquaticcio tre ghjorni è bbono e dopo è tristo. L’acquaticcio, il vinello fatto col mosto ed allungato con acqua, è buono tre giorni, poi è da buttare, all’acquaticcio viene dedicata anche una sagra nel maceratese. Dove? a Belforte del Chienti.

-Più erba se magna e più bèstia se divenda. Più erba e insalata, si mangiano e più bestie si diventa. I vegetariani di certo non condivideranno.

-Io predeco de notte un callà de pere cotte” ..Quando ci si accontentava di poco…di un paiolo (callà) di frutta cotta..

-Tempo’rfatto de notte,dura quanto un callà de pere cotte. Cioè il tempo che si è rimesso al bello durante la notte, dura pochissimo, tanto quanto un paiolo di pere cotte. Mele e pere, in particolare le varietà che non si prestavano ad essere consumate fresche, venivano cucinate spesso in campagna e usate a merenda o a cena.

-Del vin bsogna fann us, no abus. Giusto!

La lenticchia tristu' llu corpu che ce se ficca. Infelice il corpo di colui che mangia lenticchie.

-Passata la festa, male le gamme, pegghio la testa. Dopo una festa, male le gambe, peggio la testa per i postumi della sbornia.

Foto di Giorgio Pistola. Mostra "Vecchie case rurali ".

by giovi

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