giovedì 3 novembre 2005

Un pane speciale, il pane ficato

Viaggio attorno al mondo tra gli afrodisiaci. Ad ogni latitudine l’umanità ha usato cibi o bevande che riteneva eccitanti per accendere la libidine.

Quando i pomodori furono importati in Europa si pensò che questo frutto rosso e succoso accendesse l’appetito sessuale, lo chiamarono mela d’amore. Poi furono attribuiti questi poteri a pinne di pescecane, caviale, mele, curry, radice di mandragola, chutney, asparagi, aglio,birra,ostriche,aragoste. Nell’epoca elisabettiana nei bordelli si offrivano prugne poiché vi era la convinzione che accendessero la libido. Nei pesi arabi si tentava di convincere le donne riluttanti ad assaggiare un pezzetto di gobba di cammello per stimolare il loro desiderio sessuale. Plinio scrisse che il muso d’ippopotamo era perfetto allo scopo. Le lumache di mare catturarono l’attenzione dei cinesi perché si dilatano quando vengono toccate.

Mangiare aumenta le pressione del sangue alza la temperatura corporea e a volte ci fa sudare,cambiamenti fisiologici che avvengono anche con l’attività sessuale. Forse è per questo che uomini e donne hanno spesso associati determinati cibi con l'eccitazione sessuale.

Un pane davvero speciale a cui si attribuivano proprietà afrodisiache nel maceratese era il pane ficato. Se ne trova traccia nel libro Dicerie popolari marchigiane tra ottocento e novecento di Claudio Principi. Si preparava nel maceratese parecchi decenni fa e con il tempo se ne è perduta la preparazione. La storia risale agli anni 30. Un notabile del luogo, donnaiolo impenitente e podestà della cittadina di Montolmo, si faceva confezionare in via del tutto riservata dal fornaio del paese questo pane lo ppà fficato una specie di focaccia ottenuta impastando la farina e il lievito usuale della panificazione con la polpa di fichi freschi anziché con la sola acqua. Era una specie di pane lussuoso a cui si attribuivano virtù afrodisiache sia perché si credeva che i fichi contenessero sostanze eccitanti sia per la suggestione proveniente dal nome del frutto che si identificava volgarmente con quello del sesso femminile. Va precisato che queste ipotetiche virtù erano attribuite ai fioroni, fichi primaticci che venivano chiamati anche per questo motivo fichi de la signora. Succedeva così che il notabile anche proprietario terriero, si facesse portare dai contadini tali fichi ben maturi e li passava di nascosto al fornaio. Avveniva in primavera e in autunno le due stagioni di fruttificazione dei frutti. In questo modo il notabile sperava di risvegliare i suoi istinti sessuali sopiti per via dell’età. Il fornaio doveva lavorare diligentemente le materie prime. Se si sceglievano male le dosi degli ingredienti o non si amalgamava bene il tutto come anche una cottura errata potevano pregiudicare la funzione stimolante e mettere al contrario in subbuglio lo stomaco.

Quali altri tipi di pane della tradizione nel maceratese e nelle Marche conoscete?

Se non vi vengono in mente, partite da qui:

Bibliografia:

Dicerie popolari tra ottocento e novecento marchigiane di Claudio Principi Perché amiamo.Essenza e chimica dell’innamoramento Helen Fisher, Corbaccio Editore2004

by giovi

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